La Francia tra astensione e rappresentanza

L’esito del secondo turno delle elezioni legislative francesi fornisce l’impressione, molto viva, che la questione della crisi evidente delle democrazie liberali nell’Occidente a capitalismo maturo sia non tanto questione...

L’esito del secondo turno delle elezioni legislative francesi fornisce l’impressione, molto viva, che la questione della crisi evidente delle democrazie liberali nell’Occidente a capitalismo maturo sia non tanto questione di programmi e di omologazione destra/sinistra, ma di rappresentanza politica dei soggetti confliggenti all’interno della complessità delle contraddizioni sociali ,la cui qualità di peso nella società moderna andrebbe rivisitata rispetto a quanto analizzato da Rokkan e Lipset all’inizio degli anni’80 : ce ne sono di nuove da intrecciare ma anche di antiche da rivalutare, ad esempio quella tra centro e periferia.

Si dimostra inoltre che non esistono sistemi elettorali perfetti e che nel caso in questione l’aver saputo alla domenica sera chi aveva vinto le elezioni è costato un violentissimo e forse irrecuperabile strappo alla democrazia rappresentativa.

Sviluppiamo comunque un primo tentativo di riordinare le idee esaminando i dati.

E’ evidente che i numeri dell’astensione siano quelli che colpiscono di più (tutte le cifre che seguiranno sono ufficiali tratte dal sito del Ministero dell’Interno francese).

Il rapporto tra l’astensione e l’espressione di voto valido nell’occasione del 17 Giugno è risultato il seguente: Iscritti nelle liste aventi diritto di voto 47.292.967. Voti Validi 18.176.777 pari al 38,43%. Astensione 29.116.190 (cifra comprensiva di 1.397.496 schede bianche e 593.159 schede nulle) pari al 61,56%.

Nel primo turno svoltosi l’11 Giugno gli iscritti aventi diritto di voto erano 47.570.988 (nel frattempo, infatti, in 4 collegi è stato eletto direttamente il deputato e di conseguenza tra il primo e il secondo turno diminuisce il numero degli aventi diritto ).

I voti validi espressi erano stati 22.654.164 pari al 47,62%, astenuti 24.916.824 (comprese 357.018 schede bianche e 156.326 schede nulle: le schede bianche sono cresciute ben oltre le 3 volte da un turno all’altro) pari al 52,38%.

Di conseguenza tra il primo e il secondo turno la percentuale dell’astensione complessiva (comprendente bianche e nulle) è salita del 9,18% pari a oltre 4.300.000 voti.

Nelle elezioni legislative 2012 i voti validi espressi erano stati 23.029.308 (il 53,27% su 43.233.648 iscritti aventi diritto di voto). Un calo del 14,84% quindi in cinque anni.

Preso atto dei dati relativi all’astensione c’è da sfatare un altro mito: quello della frammentazione che risulterebbe ridotta dal sistema a doppio turno.

Nel caso in esame, quello del secondo turno del 17 Giugno 2017, sono stati eletti all’Assemblea Nazionale rappresentanti di 16 gruppi politici (anzi probabilmente di più perché il sito del Ministero dell’Interno Francese assegna 3 seggi a “divers” non meglio identificati, oltre a 12 seggi per “divers gauche” e 6 seggi a “divers droit”).

In questo quadro non si può certo parlare di “valanga” Macron: En Marche ottiene si 308 seggi, accanto ai 42 seggi dell’alleato Modem per un totale di 352 seggi oltre ai 2 assegnati al primo turno. Ben 65 seggi in più della maggioranza assoluta in cambio di un livello di rappresentatività bassissimo: al primo turno infatti REM rappresentava il totale dei voti validi per il 28,21% e Modem per il 4,12%, percentuali salite al secondo turno al 43,06% e 6,06% (quindi con la somma al di sotto del 50% sempre rispetto al totale dei voti validi),ma infinitamente bassa rispetto al totale degli aventi diritto: REM al 16,55%, Modem al 2,33%.

Una larga maggioranza assoluta ottenuta con meno del 18% dei voti rispetto al totale degli aventi diritto (16,55% più 2,33%). Davvero una base molto fragile.

Il vero disastro appartiene però al Partito Socialista: nel secondo turno delle legislative 2012 i socialisti avevano ottenuto 9.430.889 voti con 258 seggi; il 17 Giugno i voti sono scesi a 1.032.985 e i seggi a 29. Cifre fin troppo eloquenti per essere commentate.

Flessione di oltre la metà del proprio elettorato anche per l’ex UMP ora “Les Républicains” (insomma: gli ex gollisti) dagli 8.740.628 suffragi del 2012 ai 4.040.016 voti del Giugno 2017 con un calo di seggi contenuto rispetto a quello dei voti: da 185 a 113.

Il dato degli ex-gollisti rispetto al rapporto voto/seggi consente di ribadire l’anomalia del sistema francese legato al collegio uninominale a doppio turno e alla capacità delle candidature passate al secondo turno di saper mettere in moto il meccanismo dell’aggregazione con altri candidati eliminati. Intreccio quindi tra localismo (tipico del collegio uninominale) e politica delle alleanze (fattore determinante nel doppio turno).

Così si sono sempre creati squilibri molto evidenti nella rappresentanza: in questa occasione, ad esempio il Partito Comunista Francese con 217.833 voti (0,46% del totale degli aventi diritto, 1,20 dei voti validi) ha ottenuto 10 seggi, mentre il Front National con 1.590.858 voti (3,36% del totale degli aventi diritto, 8,75% dei voti validi) ne ha ottenuto soltanto 8.

Ma è il dato dell’entità della maggioranza assoluta ottenuto da REM quello che squilibra l’intero sistema.

Tanto per fare un esempio: con gli stessi voti e il sistema messo in discussione in Italia recentemente e poi abbandonato (il pasticcio che si voleva far passare per “tedesco”) REM avrebbe ottenuto 186 seggi ( e Modem 0), quindi un “regalo” tra i due sistemi di 122 seggi (più i 42 di Modem).

Con il “pasticcio all’italiana” (proporzionale con sbarramento al 5%) gli altri seggi all’assemblea nazionale sarebbero stati così distribuiti: 79 a France Insoumise di Melènchon (in realtà 17) 80 al PS (in realtà 29) 124 agli ex-gollisti (in realtà 113, quindi il soggetto più “in linea” tra i due sistemi a causa di una maggiore diffusione territoriale del voto), 83 al Front National (in luogo di 8).

Insomma: il nuovo governo francese avrà di fronte tutte le difficoltà derivanti da un sistema in chiaro deficit di legittimazione democratica e il tema delle formule elettorali rimane quanto mai spinoso da affrontare in un quadro di difficoltà complessiva della democrazia rappresentativa, troppo spesso compressa dalle esigenza della governabilità e dal mutarsi d’asse dello Stato – Nazione.

In conclusione l’esatto numero di seggi assegnato per gruppo politico al secondo turno delle legislative francesi svoltesi il 17 giungo 2017:

Partito Comunista Francese 10, La France insoumise 17, Partito Socialista 29, Partito radicale di sinistra 3, Diversi di sinistra 12, Verdi 1, Non classificabili 3, Regionalisti 5, REM 308, Modem 42, Democratici e Indipendenti 18, Les Républicains 113, Diversi di destra 6, Debout la France 1, Front National 8, Estrema destra 1.

FRANCO ASTENGO

foto tratta da Pixabay

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