Il governo vota Sì al referendum e cancella i voucher

Ticket addio. Il Pd sceglie la soluzione radicale per evitare una nuova sconfitta dopo quella del 4 dicembre. Ok in Commissione Lavoro, e già oggi si attende il decreto. Forse si interverrà anche sugli appalti. Le imprese contrarie. Camusso (Cgil): aspettiamo la legge e non abbassiamo la guardia, in piazza l'8 aprile

Il governo abrogherà i voucher. La notizia è arrivata ieri pomeriggio dalla relatrice del testo in Commissione Lavoro della Camera, Patrizia Maestri (Pd), ed è stata poi confermata dal capogruppo Pd Ettore Rosato. Dopo l’ok a un apposito emendamento in Commissione, approvato in serata, già oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe far sua la proposta, trasformandola in un decreto. Che ovviamente dovrà poi essere convertito: perché solo una legge approvata dal Parlamento potrà annullare il referendum del 28 maggio, previo parere favorevole (raccolto dalla Cassazione) da parte dei proponenti. Cioè: della Cgil. Che a questo punto vincerebbe su tutti i fronti (è stato annunciato anche un intervento sugli appalti). L’ex premier Matteo Renzi avrebbe insomma deciso di tagliare la testa al toro, ed evitare di dover affrontare due mesi e mezzo di campagna contro il suo Jobs Act e una nuova sconfitta alle urne, dopo quella del 4 dicembre.

Contrario solo un pezzo di maggioranza, l’Ncd di Maurizio Lupi e Maurizio Sacconi, che però non dovrebbe riuscire a porre ostacoli insormontabili. Tutta la sinistra, da Mdp a Si, è ovviamente favorevole alla soluzione che soddisfa la Cgil, e anzi a questo punto chiede di «rilanciare, costruendo nuove tutele per il lavoro».

Contrarie tutte le associazioni di impresa, da Confindustria a Coldiretti, da Confcommercio a Confagricoltura, fino agli artigiani. Sostengono che la cancellazione dei voucher «lascerà un vuoto e alimenterà il nero», e chiedono quindi nuovi strumenti per regolare il lavoro occasionale.

«Oggi voteremo per l’abrogazione totale dei voucher», spiegava la relatrice Maestri prima di entrare in Commissione. «Va bene, è un risultato inatteso ma positivo, speriamo però che il governo non li faccia poi rientrare sotto altre forme», ha proseguito, riferendosi evidentemente alle ipotesi “compensative” che potrebbero configurarsi più avanti (le proposte nei giorni scorsi sono state tante, tra cui il rafforzamento del lavoro a chiamata).

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ANTONIO SCIOTTO

da il manifesto.it

foto tratta da www.con2si.it

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Politica e società

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