Il Comitato di conciliazione e le ombre del passato

E’ difficile in questo momento fare previsioni sullo svolgimento della trattativa tra M5S e Lega per la formazione del governo. In questo momento tutto può accadere, anche di fare...

E’ difficile in questo momento fare previsioni sullo svolgimento della trattativa tra M5S e Lega per la formazione del governo.

In questo momento tutto può accadere, anche di fare un processo alle intenzioni.

Quanto trapelato però dalla “bozza” arrivata (chissà da quale manina o manona?) all’Huffington Post la dice lunga sulle reali intenzioni dei contraenti, sul loro retroterra culturale soprattutto sul versante istituzionale.

Riprendiamo proprio dall’Huffington Post questo passaggio:

“La parte più sorprendente, e per certi versi più esplosiva, del documento cui stanno lavorando come base di un accordo di governo Lega e M5s, è contenuta a pagina 4 delle 39 di cui il documento è, al momento, composto: la creazione di una struttura parallela al Consiglio dei ministri, il Comitato di Riconciliazione, sede in cui regolare i dissensi nella cooperazione fra le due forze politiche o prendere nuove decisioni. Un organo consultivo e decisionale (che infatti decide con maggioranza a due terzi) non previsto oggi dall’architettura costituzionale del governo e la cui formazione per quanto “informale” rischia di innescare un conflitto istituzionale fortissimo, o, chissà, magari il sorgere di un nuovo avvenire.”

Condividiamo il giudizio riguardante “la parte più sorprendete ed esplosiva”.

Infatti siamo di fronte ad un esempio di cultura istituzionale autoritaria, quasi di stampo totalitario: com’era prevedibile analizzando il DNA delle due formazioni.

Un organismo, questo del “Comitato di Conciliazione” che assomiglia molto al Gran Consiglio del Fascismo, parallelo e riservato ad alcuni gerarchi, sia rispetto al Consiglio dei Ministri sia rispetto al Parlamento (del quale si intendeva, almeno nelle intenzioni del M5S esaltare il ritorno alla centralità dopo gli anni dei decreti legge).

Una visione dell’agire politico che non solo discende dall’alto, attraverso elezioni interne – la piattaforma Rosseau – impostate in maniera plebiscitaria, ma che si svolge in sede separata (molti oggi ricordano i tempi dello streaming) e in forma opaca.

E’ questa la nuova “forma – partito”, che non solo affianca ma sovrasta gli organi costituzionali compiendo scelte di governo attraverso organismi non previsti dalla Costituzione?

Un tempo, sui grandissimi temi, intervenivano – è vero – le segreterie di Partito: con tutti i limiti che il caso presentava (quello delle cooptazioni, ad esempio)si trattava comunque di organismi sorti all’interno di partiti di massa e rappresentativi di una partecipazione politica diffusa attraverso aggregazioni di effettivo radicamento sociale e quegli incontri non sono mai stati istituzionalizzati.

Sull’onda del “decisionismo” e della “Grande Riforma” il Governo Craxi incluse come ministri i segretari dei partiti e si formò un “Consiglio di Gabinetto” formato dai titolari dei più importanti ministeri: il tutto però nell’ambito dello stesso consiglio dei ministri, di conseguenza un organismo non parallelo come quello del “Comitato di Conciliazione”.

Abbiamo già percorso nel recente passato passi da gigante sulla strada dell’autoritarismo della decisionalità: abbiamo avuto crisi di governo risolte con soluzioni border – line rispetto alla Costituzione, si sono svolti tentativi di spostare seccamente l’asse dal Parlamento al Governo (respinti dal voto popolare).

Oggi registriamo questo passaggio, per adesso fermo alle intenzioni. Nelle prossime ore ne sapremo di più ma, come ci capita a volte di ricordare, sarà bene tenere alta la guardia della vigilanza democratica.

FRANCO ASTENGO

17 maggio 2018

foto tratta da Wikipedia

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