Hiroshima: 71 anni di equilibrio del terrore

Mentre si discute (e si blatera) di una nuova terza guerra mondiale, discettando se possa trattarsi o meno di una guerra di religione forse ricordare il passato può risultare...

Mentre si discute (e si blatera) di una nuova terza guerra mondiale, discettando se possa trattarsi o meno di una guerra di religione forse ricordare il passato può risultare utile a non smarrire il senso della tragedia che attraversa la storia.

Per questo motivo il bombardamento di Hiroshima deve essere ricordato ad ogni scadenza che il calendario ci offre, al fine ricostruire continuamente nel nostro pensiero il senso complessivo dell’orrore umano.

Così quest’anno come ogni anno vale la pena riflettere anche su poche righe di ricostruzione dei fatti e sull’attualità del dramma della guerra.

Nel Maggio 1945 la seconda guerra mondiale si concluse sul teatro europeo ma proseguì in quello del Pacifico con il confronto tra gli USA, in quel momento in possesso di una salda supremazia navale, e il Giappone.

Nel Luglio fu convocata a Potsdam, alle porte di Berlino, una conferenza tra le potenze vincitrici sulla Germania al fine di determinare al meglio gli equilibri post-bellici, già tracciati nella precedente conferenza di Yalta.

Negli stessi giorni, precisamente il 16 Luglio, ad Alamagordo nel deserto del New Mexico gli scienziati USA (o meglio gli scienziati tedeschi e italiani che si erano rifugiati negli USA al momento delle persecuzioni razziali: da Oppenheimer a Fermi) eseguirono l’esperimento decisivo ai fini dell’utilizzo immediato della bomba atomica.

Il Presidente Truman ne ebbe notizia immediata, dapprima in termini generici poi, il giorno 21, in maniera completa e approfondita.

Il 24 comunicò la riuscita dell’esperimento direttamente a Stalin e a Molotov dicendo che gli americani possedevano un’arma nuova, di tipo completamente diverso e straordinario.

Molotov riferisce che Stalin reagì con estrema calma: del resto i sovietici conoscevano benissimo i termini della questione poiché anch’essi lavoravano alla costruzione del terribile ordigno fin dal 1943.

La via era aperta per il colpo risolutivo nei confronti del Giappone, tanto più che i nipponici non avevano risposto a un ultimatum stilato dagli USA, dalla Gran Bretagna e dalla Cina il 26 Luglio (l’URSS non era ancora entrata in guerra contro i giapponesi).

Dopo l’esperimento di Alamogordo erano state messe a punto due bombe atomiche che potevano essere usate immediatamente.

La mattina del 6 agosto 1945 una di queste bombe, nel campo d’aviazione situato sull’isola di Tinian, venne caricata sull’aereo “Enola Gay”, che avrebbe dovuto portarla sul bersaglio.

Erano le 8,15 del mattino quando la bomba venne sganciata sulla città di Hiroshima.

Essa aveva una capacità distruttiva pari a quella di 20.000 tonnellate di TNT (trinitrotoluolo).

Hiroshima venne distrutta e la contaminazione radioattiva cominciò allora a seminare vittime a lunga distanza di tempo.

Non esistono statistiche precise in proposito, ma i calcoli più attendibili parlano di 100.000 morti per effetto dell’esplosione e delle radiazioni e di quasi altrettante vittime decedute negli anni successivi per le conseguenze della contaminazione radioattiva.

Incominciava un’età nuova nella storia politica e militare dell’umanità.

Il 9 Agosto gli americani lanciarono la loro seconda bomba atomica contro la città di Nagasaki con risultati egualmente devastanti di quelli provocati tre giorni prima anche se con un numero di vittime inferiori.

Nello stesso giorno l’URSS dichiarava guerra al Giappone entrando, con un contingente di truppe, in Manciuria: poche ore dopo si riunì il consiglio Supremo Imperiale di guerra del Giappone.

Dopo una discussione accesissima nel corso della quale emersero anche proposte di estrema resistenza, fu lo stesso imperatore Hirohito a decidere per l’accettazione della proposta di pace già contenuta nell’ultimatum del 26 Luglio.

Ma lo sganciamento delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki ebbero un peso molto diverso da quello riferito alla conclusione della guerra con il Giappone.

Si trattava di una vera e propria svolta nel quadro complessivo delle relazioni internazionali.

Il presidente USA Truman era ben consapevole della potenza di cui disponevano gli americani grazie al monopolio atomico.

Il fatto che ciò nonostante egli evitasse di premere in maniera ultimativa sui sovietici, lasciandoli liberi di continuare la loro azione di subordinazione dell’Europa centrale e dei Balcani, accontentandosi di contrastarla con i mezzi diplomatici tradizionali, dimostra che Truman non intendeva o non era preparato a trarre le conseguenze politiche possibili dal monopolio atomico, il che non impedì che non vi fu allora da parte americana un uso diplomatico della superiorità atomica.

Perciò l’annosa questione, se la bomba atomica fosse stata usata prima per intimorire i Sovietici che per battere i Giapponesi, richiede una risposta univoca: non può essere dubbio che la motivazione principale fu quella di accelerare la resa giapponese, così com’è impossibile negare che, per il fatto di essere usata, l’arma atomica modificasse i rapporti tra i vincitori creando nuovi problemi per la continuazione postbellica di un’alleanza che mostra già tante crepe.

Edward Teller, che poi sarebbe diventato il padre della bomba all’idrogeno (bomba H) scrisse al suo collega Slizard: “La nostra sola speranza consiste nel presentare alla gente i risultati ottenuti. Ciò potrebbe convincere tutti che la prossima guerra sarebbe fatale”.

All’umanità si presentava così un dilemma mai apparso nella storia.

La corsa all’atomica era cominciata.

Il 29 agosto del 1949 l’Unione Sovietica sperimentò la sua prima bomba atomica nel poligono di Semipalatinsk in Kazakistan.

Si apriva così la stagione dell’ equilibrio del terrore.

Ma non si frenò la corsa verso la ricerca di armamenti più sofisticati, come avviene proprio nei giorni nostri, anche se il loro uso è stato comunque legato a una cautela prima impensabile.

Insomma: un vero e proprio mutamento di paradigma nella concezione della guerra che però non ne ha impedito ulteriori sviluppi che si verificarono quasi subito, a livello delle grandi potenze, fin dal 1950 con il conflitto di Corea.

Un lungo “dopo guerra” dove la minaccia nucleare è stata brandita più volte, come nel caso dei missili di Cuba (1962), la questione dell’allargamento nella detenzione di armi atomiche occasione costante di conflitto internazionale come nell’attuale caso della Corea del Nord e il conflitto armato, condotto sempre più in maniera sofisticata sul piano tattico e strategico è rimasto il mezzo più usato per dirimere vertenze.

Una situazione di tensione permanente sviluppatasi ancor di più nel momento della caduta del confronto tra blocchi e l’assunzione di ruolo di “poliziotto del mondo” da parte della sola superpotenza USA.

Con l’espressione “Stati con armi nucleari” si indicano quelle nazioni che hanno costruito, hanno testato e sono attualmente in possesso di armi nucleari di qualunque tipo; in termini colloquiali, spesso ci si riferisce a questi Stati con l’espressione “club nucleare”. In base ai termini del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP)[1], entrato in vigore il 5 marzo 1970, sono considerate ufficialmente “Stati con armi nucleari” (nuclear weapons states o NWS) quelle nazioni che hanno assemblato e testato ordigni nucleari prima del 1º gennaio 1967: Stati Uniti d’America, Russia (succeduta all’Unione Sovietica), Regno Unito, Francia e Cina, ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Oltre a queste altre quattro nazioni, non aderenti al TNP, hanno sviluppato e sono in possesso di armamenti nucleari: India, Pakistan, Corea del Nord (aderente al TNP nel 1985 ma ritiratasi da esso nel 2001) ed Israele (sebbene il governo israeliano non abbia mai confermato ufficialmente di possedere un arsenale nucleare); lo status di queste nazioni circa gli armamenti nucleari non è formalmente riconosciuto dagli organismi internazionali. Il Sudafrica allestì un arsenale nucleare tra la metà degli anni settanta e la fine degli anni ottanta ma scelse spontaneamente di smantellarlo nel 1991; i neo indipendenti Stati di Bielorussia, Kazakistan ed Ucraina si ritrovarono a gestire armi nucleari ex sovietiche dopo la dissoluzione dell’URSS, smantellandole o restituendole alla Russia entro il 1997.

Oltre a questi, svariati altri Stati hanno avviato e sviluppato, soprattutto negli anni della guerra fredda, programmi nucleari militari, senza però mai arrivare alla costruzione ed alla sperimentazione di un ordigno atomico.

I conflitti in atto nel mondo, in questo momento sono i seguenti:

AFRICA:

(29 Stati e 209 tra milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico), Libia (guerra civile in corso), Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli), Mozambico (scontri con ribelli RENAMO), Nigeria (guerra contro i militanti islamici), Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra musulmani e cristiani), Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab), Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli)

ASIA:

(16 Stati e 166 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Afghanistan (guerra contro i militanti islamici), Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli), Filippine (guerra contro i militanti islamici), Pakistan (guerra contro i militanti islamici), Thailandia (colpo di Stato dell’esercito Maggio 2014)

EUROPA:

(9 Stati e 80 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Cecenia (guerra contro i militanti islamici), Daghestan (guerra contro i militanti islamici), Ucraina (Secessione dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk), Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Nagorno-Karabakh)

MEDIO ORIENTE:

(7 Stati e 236 tra milizie-guerriglieri, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Iraq (guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico), Israele (guerra contro i militanti islamici nella Striscia di Gaza), Siria (guerra civile), Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici)

AMERICHE:

(6 Stati e 26 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)

Punti Caldi: Colombia (guerra contro i gruppi ribelli: reggerà l’accordo appena firmato a Cuba tra FARC e governo?), Messico (guerra contro i gruppi del narcotraffico)

Totale degli Stati coinvolti nelle guerre 67
Totale Milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti 718

Non possiamo comunque deflettere dall’idea della guerra intesa come l’atto più insensato che il genere umano possa compiere.

FRANCO ASTENGO

redazionale

6 agosto 2016

foto tratta da Pixabay

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