Femminicidio

E’ lecito chiedersi se chi parla di femminicidio sappia di che “sparla”. A seguire mail e talkshow si potrebbe dubitarne, senza essere incolpati/e di giudizi temerari. Ordunque: alcuni anni...

E’ lecito chiedersi se chi parla di femminicidio sappia di che “sparla”. A seguire mail e talkshow si potrebbe dubitarne, senza essere incolpati/e di giudizi temerari.

Ordunque: alcuni anni addietro (non sto davvero facendo uno scoop) da Ciudad Juarez (Messico) venne lanciato un allarme per il fatto che lì si erano verificate alcune uccisioni di donne innocenti del tutto, tranne che di essere donne, come se ciò fosse una così grave colpa da  “scusare” l’uccisione. E proposero di introdurre una nuova figura di reato, tra le già esistenti,  per questa particolare assai diffusa forma di uccisione di persona umana, senza altra colpa che di essere se stessa. Chiesero che ci si esprimesse sulla proposta di introdurre nel diritto internazionale un reato nominato “femminicidio”, cioè uccisione di una donna perché è una donna.

Ci eravamo -noi femministe italiane- imbattute in altri orrori del diritto, quando incominciammo a raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare contro la violenza sessuale. Allora leggendo il codice italiano, naturalmente gloria derivante dal  sommo diritto romano, scoprimmo che esisteva un delitto detto “d’onore”, che riduceva a quasi nulla la pena per un marito padre o fratello che avesse ucciso chi avesse “disonorato” la loro figlia moglie o sorella e che nulla di simile era previsto per le donne in analoga situazione. Inoltre scoprimmo pure che una donna è sospettabile di adulterio anche solo se riceve a casa il garzone che porta la spesa. Invece  se il marito commette adulterio, esso per diventare reato deve essere offensivo per la moglie.

Se avviene in altra città non è considerato tale. Scoprimmo “l’adulterio a distanza” che è per il marito “incolpevole” e il matrimonio indissolubile, che a quelle condizioni incominciammo a chiamare “matrimonio ergastolano”, cioè con  condanna a vita. La legge di iniziativa popolare contro la violenza “sessuale” (non carnale) ci mise due legislature a passare, ma dovemmo cedere sul fatto che se il violentatore è il marito, non basta denunciare i fatti ai carabinieri, bisogna pure presentare querela, e poiché il marito violento chiamato dalle forze dell’ordine dice che la moglie lo calunnia, e la calunnia è un reato procedibile d’ufficio, la donna viene denunciata per calunnia e il marito la picchia ben bene fino a quando non ritira la precedente denuncia ecc.

Se poi il marito viene per caso perseguito per violenza sessuale, e dopo aver scontato la condanna torna a casa e  la moglie se ne va, la moglie è colpevole di “abbandono del tetto coniugale”. Niente di simile per il marito il quale se  in una causa di separazione è per caso obbligato a quelli che allora si chiamavano “alimenti”, basta che faccia perdere le sue tracce e non paga nulla. Insomma non occorrono altri esempi per dimostrare che i codici spesso e in alcuni punti in particolare rivelano la condizione di dominio del patriarcato nella loro compilazione. E non chiedete perché le donne non hanno protestato subito e ancora si rifiutino a querelare i mariti violenti.  Rimanevano analfabete e provate a spingere chi sa a malapena leggere e scrivere a firmare una querela contro chi le picchia “di santa ragione” come si suol dire.

Né però mi piace che oggi ci siano donne che reagiscono con violenza e arrivano persino a fare le “bulle”  imitando modelli maschili: se questo mondo è di merda (come spesso diciamo) perché raddoppiarlo? E’ molto più ragionevole (non  voglio nemmeno scomodare il nobile e accademico aggettivo “razionale”) mettersi a costruire l’alternativa. O no? Aggiungo che l’aver escluso chi fa eventualmente  un matrimonio tra omosessuali dall’obbligo della fedeltà, rivela un non superato fondo di omofobia, come se l’eventuale matrimonio  detto “gay” non fosse proprio “comme il faut”

Torniamo al “femminicidio”.

L’appello lanciato dal Messico raccolse in breve 10 milioni di firme e con decisione delle N.U. nella Convenzione di Istanbul fu sancito che il  “Femminicidio”, cioè l’uccisione di una donna perché donna (colpevole al massimo e quasi sempre solo di aver rifiutato lasciato respinto l’uomo col quale aveva una relazione)  è un grave reato. Vi pare ingiusto? allora guardate le statistiche e vedrete che in Italia una donna viene uccisa ogni paio di giorni perché ha abbandonato lasciato  respinto un uomo che diceva di amarla: chi tocca certi amori muore. E vi pare che  debba rimanere del tutto impunito?

LIDIA MENAPACE

da rifondazione.it

categorie
Diritti delle donne

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