Dilma è stata “dimessa”. Così ha parlato al Brasile

Nell’ambito del processo in corso nel Senato brasiliano per giudicare l’impeachment della presidente costituzionale Dilma Rousseff, lunedì 29 agosto la giornata è iniziata poco dopo le ore 9 con...

Nell’ambito del processo in corso nel Senato brasiliano per giudicare l’impeachment della presidente costituzionale Dilma Rousseff, lunedì 29 agosto la giornata è iniziata poco dopo le ore 9 con il discorso della presidente che ha assunto direttamente la propria difesa di fronte ai senatori golpisti.

Davanti al Senato nei giorni precedenti, dal 25 agosto, sono intervenuti i testimoni ma l’aula era semi vuota dal momento che i senatori che dovrebbero esercitare la funzione di giudici non ritengono loro obbligo ascoltare o fare domande visto che loro per primi sanno che quello contro Dilma non è un processo basato su prove ma un’iniziativa politica in violazione della Costituzione (in Brasile c’è il presidenzialismo, la presidente eletta dal popolo non può essere “sfiduciata” per motivi politici dalle camere ma solo sottoposta a impeachment quando sia responsabile di reati penali che nel caso di Dilma non sussistono).

La presidente era circondata da un piccolo gruppo di persone da lei invitate che sedevano nella tribuna: l’ex presidente Lula, l’artista Chico Buarque de Holanda, la ministra e sua compagna di cella nel carcere della dittatura militare Minicucci, Luciana Santos presidente del Partito Comunista del Brasile, il dirigente del Frente Povo Sem Medo Boulos e alcuni altri suoi ministri e collaboratori.

Il Senato e l’insieme dei palazzi parlamentari sono stati isolati per evitare la presenza di cittadini, creando un paesaggio deserto e spettrale solcato dal piccolo corteo di auto che conducevano Dilma e i suoi accompagnatori. Il discorso della presidente ha mantenuto un alto livello comunicativo nel corso di 45 minuti; da statista di qualità Dilma, nel momento simbolico che ha scelto di affrontare, ha saputo intrecciare  la rivisitazione del suo percorso politico individuale con i momenti storici di rottura istituzionale della Federazione, evidenziando, senza retorica, l’importanza politica e morale del passo che i senatori si trovano a compiere.

La lettura del discorso integrale è politicamente formativa e il testo rimarrà come documento di analisi politica e testimonianza  morale pubblica e privata non momentaneo, oltre che come testo di pratiche amministrative e diritto costituzionale. Qui si riporta un limitato riassunto.

Durante l’intera giornata, fino a sera, i senatori hanno potuto presentare domande alla presidente, che ha risposto con ampia documentazione. Nel paese continuano diffuse manifestazioni con la parola d’ordine “Fuori Temer”.

Durante l’intervento di Dilma la rete televisiva privata Globo – sponsor del golpe – ha trasmesso programmi di gastronomia. 


Eccellentissimo Signor Presidente del Supremo Tribunale Federale Ricardo Lewandowski,

Eccellentissimo Signor Presidente del Senato Federale Renan Calhieros,

Eccellentissime Signore e Eccellentissimi Signori Senatori,

Cittadini e Cittadine del mio amato Brasile,

il giorno 1° gennaio 2015 ho assunto il mio secondo mandato come Presidente della Repubblica Federativa del Brasile. Sono stata eletta con oltre 54 milioni di voti. Al mio insediamento, ho assunto l’impegno di mantenere, difendere e applicare la Costituzione, così come di osservare le leggi, promuovere il bene generale del popolo brasiliano, sostenere l’unità, l’integrità e l’indipendenza del Brasile.

Esercitando la Presidenza della Repubblica ho rispettato fedelmente l’impegno assunto davanti alla nazione e a coloro che mi avevano eletto. E ciò è per me motivo di orgoglio. Ho sempre creduto nella democrazia e nello Stato di diritto, e sempre ho visto nella Costituzione del 1988 una delle grandi conquiste del nostro popolo.

Mai attenterei contro ciò in cui credo o praticherei atti contrari agli interessi di coloro che mi hanno eletto. […] Fra i miei difetti non vi è la slealtà e la viltà. Non tradisco gli impegni che assumo, i principi che difendo o coloro che lottano al mio fianco. Nella lotta contro la dittatura ha ricevuto nel mio coppo le ferite della tortura. Per anni ho assaporato l’amara sofferenza della prigione. Ho visto compagni e compagne violentati e assassinati.

Allora ero molto giovane. Aspettavo  molto dalla vita. Avevo paura della morte, delle conseguenze della tortura nel mio corpo e nella mia anima. Ma non ho ceduto. Ho resistito. Ho resistito alla tempesta di terrore che cominciava a inghiottirmi, nel buio dei tempi amari in cui il paese viveva. Ma non ho cambiato di lato. […] Ho lottato per una società in cui non vi fosse miseria o esclusione. Ho lottato per un Brasile sovrano, più uguale e in cui non ci fosse ingiustizia. Sono orgogliosa di ciò. Chi crede, lotta.

A quasi settant’anni, non sarà adesso, dopo essere stata madre e nonna, che abdicherò ai pricipi che sempre mi hanno guidato.

Esercitando la Presidenza della Repubblica ho onorato l’impegno nei confronti del mio paese, della Democrazia, dello Stato di Diritto. Sono stata intransigente in onestà nella gestione della cosa pubblica. Per questo, di fronte alle accuse che si muovono contro di me, non posso non sentire nuovamente in bocca il sapore aspro e amaro dell’ingiustizia e dell’arbitrio.

Non si aspetti da me l’ossequioso silenzio dei codardi. In passato con le armi, e oggi con la retorica giuridica, pretendono di nuovo di attentare alla democrazia e allo Stato di Diritto.

Se qualcuno straccia il proprio passato e baratta i vantaggi del presente, che risponda alla propria coscienza e alla storia per i suoi atti. A me spetta di rammaricarmi per quello che sono stati e per quello che sono diventati. E resistere. Resistere sempre. Resistere per svegliare le coscienze ancora intorpidite affinché, insieme, si mantenga il piede dal lato giusto della storia, anche se il terreno trema e minaccia di nuovo di ingoiarci.

Non lotto per il mio mandato per vanità o per attaccamento al potere, come è proprio di chi non ha carattere, principi o utopie da conquistare. Lotto per la democrazia, per la verità e per la giustizia. Lotto per il popolo del mio paese, per il suo benessere. […] La cosa più importante è che possa guardare me stessa e vedere la faccia di qualcuno che, sebbene segnato dal tempo, ha forza per difendere le proprie idee e i propri diritti.

So che a breve, e una volta di più nella vita, sarò giudicata. È in quanto ho la coscienza assolutamente tranquilla rispetto a ciò che ho fatto, nell’esercizio della Presidenza della Repubblica, che vengo personalmente in presenza di coloro che giudicheranno. Vengo per guardare direttamente negli occhi le Vostre Eccellenze, e per dire, con la serenità di chi non ha nulla da nascondere, che non ho commesso alcun crimine di responsabilità. Non ho commesso i crimini di cui sono ingiustamente e arbitrariamente accusata.

Nel passato dell’America Latina e del Brasile, ogni volta che interessi di settori della élite economica e politica venivano sconfitti nelle urne, e non vi erano ragioni giuridiche per una destituzione legittima, si tramavano cospirazioni che sfociavano in colpi di Stato. [Il discorso si sofferma sui casi di Getúlio Vargas, Jucelino Kubitscheck, João Goulart].

Oggi, una volta ancora, quando gli interessi di settori della élite economica e politica sono contrariati e feriti nelle urne, ci troviamo davanti al rischio di una rottura democratica. I modelli politici dominanti nel mondo ripudiano la violenza esplicita. Oggi la rottura democratica si dà attraverso la violenza morale e pretesti costituzionali per dare apparenza di legittimità al governo che si insedia senza la legittimazione delle urne.

Si invoca la Costituzione perché il mondo delle apparenze copra ipocritamente il mondo dei fatti. Le prove prodotte lasciano chiaro e incontestabile il fatto che le accuse dirette contro di me sono meri pretesti, basati su una fragile retorica giuridica. Negli ultimi giorni anche nuovi fatti hanno reso evidente altro aspetto della trama che caraterizza questo processo di impeachment.  […]

Sono pretesti per rendere vivibile un golpe contro la Costituzione. Un golpe che, se consumato, porterà ad una elezione indiretta di un governo usurpatore.  […]

La minaccia più preoccupante di questo processo di impeachment senza crimine di responsabilità è congelare per incredibili 20 anni tutte le spese in salute, educazione, infrastrutture sanitarie, abitazione. È impedire che per 20 anni più bambini e giovani abbiano accesso alle scuole; che per 20 anni le persone possano avere migliore assistenza medica; che per 20 anni le famiglie possano sognare una casa in proprietà.

Signor Presidente Ricardo Lewandowski, Signore e Signori Senatori,

la verità è che il risultato elettorale del 2014 è stato un duro colpo per settori della élite conservatrice brasiliana. [Segue una ricostruzione del rapporto  Governo-Camera e Senato a partire dall’inizio del secondo mandato nel 2015,  volto prevalentemente a impedire l’azione di governo]. Ma, in verità, le forze dell’opposizione sono riuscite a portare avanti il loro intento (di impeachment presidenziale) quando un’altra potente forza politica si è unita ad esse: la forza politica di coloro che volevano evitare il proseguimento dell’”emoraggia” di settori della classe politica brasiliana in conseguenza delle indagini sulla corruzione e sull’appropriazione di denaro pubblico.[…]

Hanno architettato la mia destituzione, indipendentemente dalla esistenza di qual si voglia fatto che potesse giustificarla in base alla nostra Costituzione.Trovarono nella persona dell’ex presidente della Camera dei Deputati, Eduardo Cunha, il vertice della loro alleanza golpista. […]

Tutti sanno che questo processo di impeachment è stato aperto per un “ricatto esplicito” dell’ex presidente della Camera, Eduardo Cunha, come uno dei denuncianti riconobbe in dichiarazioni alla stampa. Esigeva, quel parlamentare, che io intercedessi affinché deputati del mio partito non votassero a favore dell’apertura  del processo di corruzione a suo carico. […]

Curiosamente sarò giudicata per crimini che non ho commesso prima del processo dell’ex presidente della Camera, accusato di avere praticato atti illeciti gravissimi e che ha guidato le trame e le trappole che hanno servito di leva per le azioni volte alla mia destituzione.

Ironia della storia? No, in alcun modo. Si tratta di una azione deliberata che può contare sul complice silenzio di settori della grande stampa brasiliana.

Si viola la democrazia e si punisce una innocente. Questo è lo scenario che caratterizza il giudizio che si compirà per la volontà di coloro che lanciano contro di me pretesti accusatori senza fondamento.

Manca un passo al consumarsi di una grave rottura istituzionale. Manca un passo al concretizzarsi di un vero colpo di Stato. [Segue una ampia parte di analisi del contenuto degli atti del processo già dichiarati non conformi alla Costituzione dalla Commissione tecnica del Senato, dalla Procura Generale dell’Unione nonché da innumerevoli giuristi e da organismi internazionali e regionali]

È stato affermato che questo processo di impeachment sarebbe legittimo perché i riti e i tempi sono rispettati. Ma tuttavia perché sia fatta giustizia e la democrazia si imponga la sola forma non basta. È necessario che il contentuto di una sentenza sia anch’esso giusto. E in questo caso non ci sarà mai giustizia nella mia condanna.

Oso dire che in diversi momenti questo processo si è allontanato, clamorosamente, da quello che la Costituzione e i giuristi denominano il “debito processo legale”.[…]

Giungo all’ultima tappa di questo processo impegnandomi a soddisfare una domanda della maggioranza dei brasiliani: convocarli per decidere, nelle urne, sul futuro del nostro paese. Dialogo, partecipazione e voto diretto e libero sono le migliori armi di cui disponiamo per preservare la democrazia.[…]

Questo è il secondo giudizio che subisco in cui la democrazia sta seduta, insieme a me, sul banco degli accusati. Allora, oltre alle ferite dolorose della tortura, rimase registrata una foto, della mia presenza davanti ai miei agguzzini, nel momento in cui io li guardavo a testa alta mentre essi  nascondevano il viso, con paura di essere riconosciuti e giudicati dalla storia.

Oggi, quattro decadi dopo, non vi è prigione illegale, non vi è tortura, i miei giudici sono giunti qui attraverso lo stesso voto popolare che mi ha portato alla presidenza. Ho il massimo rispetto per tutti, ma continuo a testa alta, guardando negli occhi i miei giudici.

Nonostante le differenze soffro di nuovo con la sensazione di ingiustizia e il timore che, un volta ancora, la democrazia sia condannata insieme a me. E non ho dubbio che, anche questa volta, tutti saremo giudicati dalla storia. […]

Oggi solo temo la morte della democrazia, per la quale molti di noi, qui in questa aula, lottiamo con il meglio dei nostri sforzi.

Ripeto: rispetto i miei giudici.

Non nutro rancore verso coloro che voteranno per la mia destituzione.

Rispetto e ho un affetto particolare per coloro che hanno coraggiosamente lottato per la mia assoluzione; per loro avrò eterna gratitudine.

In questo momento, desidero rivolgermi ai senatori che, pur essendo dell’opposione a me e al mio governo, sono indecisi.

Si ricordino che, nel regime presidenziale e sotto l’egida della nostra Costituzione, una condanna politica esige obbligatoriamente il concorso di un crimine di responsabilità, compiuto con dolo e provato in modo certo.

Si ricordino del terribile precedente che la decisione può aprire per altri presidenti, governatori e sindaci. Condannare senza prove sostanziali.

Condannare un innocente.

Faccio un appello finale a tutti i senatori: non accettino un golpe che, invece di risolvere, aggraverà la crisi brasiliana.

Chiedo che rendano giustizia ad una presidente onesta, che mai ha compiuto atto illegale, nella vita personale o nella funzione pubblica esercitata. Votino senza risentimento. Ciò che ogni senatore sente per me o che noi sentiamo gli uni per gli altri in questo momento ha meno importanza di quello che tutti sentiamo per il paese e per il popolo brasiliano.

Chiedo: votino contro l’impeachment. Votino per la democrazia.

Grazie.

DILMA ROUSSEFF

(Traduzione di Teresa Isenburg, da San Paolo)

da rifondazione.it

29 agosto 2016

foto tratta da Pixabay

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