Anche El Salvador protesta votando per l’estrema destra

Legislative e municipali. Pesante sconfitta elettorale del Fronte Farabundo Martí di liberazione nazionale. Fatale al governo del presidente Sánchez Cerén l’austerity imposta dall’Fmi. Si torna al passato con il partito Arena e la dinastia dei D'Aubuisson

La sconfitta era nell’aria, ma non poteva essere più rovinosa. Alle elezioni legislative e municipali che si sono svolte domenica in El Salvador, il Fronte Farabundo Martí di liberazione nazionale ha perso non solo la capitale e 12 capoluoghi dipartimentali su 14, ma anche, con ogni probabilità (lo scrutinio non è ancora terminato), il controllo dell’Assemblea legislativa, con conseguenze prevedibilmente devastanti sull’ultimo anno di governo del presidente Salvador Sánchez Cerén.

A cominciare dai più ridotti margini di manovra su cui l’ex guerriglia potrà contare rispetto alla nomina, prevista nei prossimi mesi, di 4 giudici su 5 della Corte costituzionale, del Procuratore generale della Repubblica e dei magistrati della Corte dei conti.

Un risultato, quello del Fronte, con il suo magro bottino di 27 deputati (4 in meno di quelli attuali), che richiederà, necessariamente, un approfondito dibattito interno sulle cause della sconfitta e, soprattutto, una decisa svolta a favore delle masse popolari.

A un anno dalle prossime elezioni presidenziali, dunque, l’effetto congiunto del voto di protesta contro il governo e di un tasso di astensione pari a oltre il 55% ha regalato la vittoria all’Alianza Republicana Nacionalista (Arena), il partito di estrema destra fondato da quel maggiore Roberto D’Aubuisson riconosciuto come mandante dell’assassinio di monsignor Oscar Romero.

Lo stesso partito che ha governato il Paese, finendo di devastarlo, dal 1989 fino al 2009, per poi dedicarsi al compito di boicottare con ogni mezzo possibile l’azione di governo del Fmln (per esempio impedendo, tra molto altro, l’approvazione dell’attesissima legge sulla gestione pubblica e comunitaria dall’acqua). E ora Arena, oltre a conquistare la capitale e altri 10 capoluoghi dipartimentali (tra cui Santa Tecla, dove è stato riconfermato il figlio omonimo di D’Aubuisson), può affermarsi nuovamente (con più di 35 deputati), e malgrado divisioni interne e scissioni, come la principale forza politica del Paese.

Che il voto di protesta abbia finito per premiare Arena apparirebbe incredibile se non fosse che il popolo ha mostrato innumerevoli volte, in ogni parte del mondo, la propria capacità di votare contro se stesso. Se infatti al Fmln si rimprovera, giustamente, l’adozione delle misure di austerità fiscale imposte dal Fmi, nessun dubbio può esserci sul carattere ferocemente neoliberista del partito di estrema destra.

E se il governo di Sánchez Cerén è accusato di debolezza nei confronti delle bande criminali (las maras), benché gli indici di violenza siano in realtà calati negli ultimi anni, il neoeletto sindaco di San Salvador, Ernesto Muyshondt, è stato capace in compenso di scendere a patti con alcune di queste bande per ottenere il loro appoggio in occasione delle ultime presidenziali, al punto da consultarle su quale ministro della Sicurezza avessero preferito in caso di vittoria elettorale di Arena.

Né va dimenticato come tra i suoi principali finanziatori figurino tutti gli imprenditori che hanno tratto più vantaggi dalla privatizzazione del sistema bancario, a cominciare da chi l’ha resa possibile, l’ex presidente Alfredo Cristiani, e come siano finiti nelle tasche di esponenti del partito i fondi donati da Taiwan per le vittime del terremoto del 2001.

CLAUDIA FANTI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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