Verità scomode… una prima riflessione sul voto a Milano

“Milano in comune” ha raccolto il 3,5% e manda un consigliere comunale a Palazzo Marino. Speravo in qualcosa di più, inutile nasconderlo. Ma il risultato ottenuto, nella situazione data, potrà...

“Milano in comune” ha raccolto il 3,5% e manda un consigliere comunale a Palazzo Marino. Speravo in qualcosa di più, inutile nasconderlo. Ma il risultato ottenuto, nella situazione data, potrà risultare comunque utile, non solo a questo o a quel cittadino, ma a tutti coloro che hanno a cuore la trasparenza e la legalità amministrativa. Da sempre Basilio Rizzo è stato inflessibile nel denunciare alla pubblica opinione e alla magistratura le illegalità commesse dai voraci appetiti delle lobby politico-affaristiche che operano nella nostra città. E sappiamo oggi quanto costoro siano attratte dagli ingenti interessi che ruotano, tanto per citare degli esempi, sulle ex aree EXPO, sugli scali ferroviari senza dimenticare il tentativo di privatizzare le municipalizzate trasformando il bene comune in interesse privato.

Certo si partecipa alle elezioni per vincere, per cercare di trasformare in realtà le proprie convinzioni, i progetti condivisi, non solo per impedire ad altri di commettere reati contro il patrimonio pubblico. Ovvio quindi che avrei preferito uno scenario differente nel quale fosse stato possibile affrontare le elezioni con un ampio schieramento sociale e politico impegnato a correre per vincere e per continuare nel solco delle speranze suscitate cinque anni fa. Ma questa possibilità è stata vanificata dalla candidatura di Sala (non ripeto qui le critiche alla sua candidatura), voluta da Renzi e, nei fatti, accolta e fatta propria da chi a Milano ha abdicato alle responsabilità del proprio ruolo e della propria mission(non scordiamoci le primarie a tre, fatte su misura per l’uomo EXPO).

Ma non sarebbe onesto tacere anche un altro aspetto che si è manifestato in tutta la sua forza proprio nella giornata elettorale e che si fonda su due fatti oggettivi, incontrovertibili: 1) a Milano l’astensione è cresciuta in modo esponenziale se paragonata al maggio 2011 ed ha colpito principalmente le liste che nel 2011 avevano portato alla vittoria Giuliano Pisapia; 2) la lista che avrebbe dovuto coprire il lato sinistro della coalizione Sala, nonostante fosse sostenuta dal sindaco ed ambisse a rappresentare la cosiddetta “rivoluzione arancione”, ha registrato un clamoroso insuccesso. L’ intreccio tra questi due dati esprime con forza il disagio, la disaffezione, la delusione di una parte significativa dell’elettorato che aveva reso possibile la vittoria del 2011; disagio, dissenso verso la candidatura di Sala, estranea al progetto originale,ma anche delusione e amarezza verso chi avrebbe dovuto incarnare le speranze di allora.

Non sono un ingenuo e non voglio fingere di esserlo; so bene che non tutte le promesse elettorali e non tutto quanto è contenuto in un programma elettorale può essere realizzato, e tanto meno in una sola legislatura.

Anche De Magistris non è riuscito a realizzare tutto quanto aveva promesso, ma la connessione con il suo popolo, con la parti sociali che lo avevano eletto non si è rotta; quando si è trattato di difendere gli interessi della propria città contro i diktat che provenivano da potenti interessi economici o dal governo centrale, la voce del primo cittadino è risuonata forte. E,d’altra parte, non sempre gli “Osanna” e le “santificazioni” che i media tributano a chi riveste ruoli politici o amministrativi coincidono con il gradimento dei propri cittadini ed in particolare dei propri elettori.

A Milano quella connessione si era logorata da tempo, almeno con alcune significative aree sociali che ad esempio non vedevano alcun cambiamento della propria condizione materiale di vita in un programma tutto incentrato per cinque anni sulla realizzazione di EXPO (al di là del giudizio espresso su quell’evento) Ma chi in questi anni ha cercato, prima sommessamente e poi con maggior forza di mostrare questi campanelli d’allarme è stato zittito: “non si critica la giunta, altrimenti si fa il gioco della destra”. Ed il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti. Un immenso patrimonio di speranze e di energie collettive disperso, una delusione che si è rifugiata nell’astensione. E questo lo abbiamo pagato tutti, sia coloro che hanno cercato di “coprire” a sinistra Sala, sia chi ha cercato di costruire un percorso alternativo. E la destra di Parisi ne ha senza dubbio beneficiato non poco. A molti queste parole suoneranno sgradevoli, ma credo che contengano verità sulle quali non sia bene, né utile continuare a tacere.

VITTORIO AGNOLETTO

da rifondazione.it

foto tratta dal profilo Facebook di “Milano in Comune”

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