“Ti fai fare il culo dai negri”, piccola storia ignobile di ordinaria banalità del male

Talvolta la vita ci offre piccoli episodi che, nella loro banalità, divengono più efficaci di qualsiasi metafora, come mostra la vicenda da me personalmente vissuta pochi giorni fa, e...

Talvolta la vita ci offre piccoli episodi che, nella loro banalità, divengono più efficaci di qualsiasi metafora, come mostra la vicenda da me personalmente vissuta pochi giorni fa, e sulla quale voglio scrivere al fine di non tacere di fronte ad un’ignoranza che via via si fa sempre più tollerata e più pericolosa, mentre intorno il silenzio dei ragionevoli, degli umani, rischia di amplificarne ulteriormente la voce.

Da un po’ di mesi nel luogo in cui vivo si è formato un Comitato antirazzista che ha deciso di prendere finalmente parola nella vita reale e nel territorio, invece di inseguire le paranoie riprodotte dalle reti sociali, le quali non fanno altro che dare la stura ai peggiori istinti reazionari e contro cui non serve, in quanto non compreso, il linguaggio della ragionevolezza.

Recentemente l’attività del comitato, a cui mi onoro di far parte, si è concentrata in alcune piccole ma significative azioni di solidarietà dal basso coi migranti del locale centro di accoglienza, coi quali si è instaurato un clima di dialogo e di reciproca conoscenza, a fronte del tentativo di un gruppo di persone del luogo di formare un comitato ostile alla loro presenza, naturalmente nato e cresciuto sulle reti sociali e figlio dei linguaggi violenti da esse veicolati come unica forma di comunicazione.

Orbene, alcuni giorni fa, uscito dal centro ove avevo portato una coperta (perché si avvicina l’inverno e i ragazzi hanno bisogno di tutto. Frase che ribadisco per far rabbrividire i cattivisti da tastiera i quali sicuramente mi daranno del “buonista”…), dopo avermi avvicinato, un uomo qualunque, una persona normale, che abita nella mia stessa, via, che ha più o meno la mia stessa età, che ha vissuto più o meno la mia stessa infanzia, senza che io lo interpellassi né dessi segno di voler comunicare con lui, ha esclamato: “Ti fai fare il culo dai negri“.

Il personaggio in questione non accettava il fatto che, banalmente, io mi trovassi a fare volontariato nel centro migranti che egli mal sopporta in quanto vicino alla sua casa, come ha ammesso dopo che gli ebbi chiesto conto dell’oscenità uscita dalla sua bocca: “Con loro vai d’accordo solo te!” (l’errore di italiano è il suo), ha poi detto; al che, gli ho domandato dove stesse il problema, dato che io non lo vedevo, ed egli ha ribadito che per lui la presenza di migranti è un problema, salvo omettere di riportare argomentazioni razionali a sostegno della sua discutibile tesi.

Questo inqualificabile signore, in una sola frase è riuscito a mostrare i due stereotipi principali di cui sono vittima i normopatici: l’omofobia e la xenofobia, entrambi declinati nella “paura dell’uomo nero” individuato dai suoi codici cognitivi come portatore di una “sessualità preponderante e deviata”, una sorta di animalità che egli, persona “normale e civile” aborrisce e da cui tuttavia si sente palesemente attratto, se analizziamo la frase con la categoria lacaniana del “punto sintomale”.

Tale piccolo aneddoto sta a mostrare una grande e drammatica verità: sempre di più l’assenza di cultura si pone come una vera e propria emergenza democratica, quando, come nella presente fase storica, le forze della destra reazionaria e fascista, uscite dalle fogne grazie alla crisi economica, utilizzano politicamente la paranoia al fine di acquisire consensi che solo la miopia delle classi dominanti neoliberali, con la loro ostinata volontà di portare avanti le politiche austeritarie di devastazione dei diritti, garantisce loro; classi dominanti che ci stanno sempre più portando da Weimar al 1933, contribuendo così a costruire quei tanti piccoli binari di quotidiana intolleranza, di pregiudizio, di becero razzismo fomentato da media e reti sociali, che inevitabilmente confluiranno all’unisono innanzi ai cancelli di Auschwitz.

ENNIO CIRNIGLIARO

redazionale

foto tratta da Pixabay

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