Salvini chock: «Censimento dei Rom, anzi ricognizione»

Il ministro al Viminale. Salvini rimpiange l'iniziativa di Maroni di dieci anni fa, che fu fermata dalla giustizia italiana e dal parlamento europeo. «Purtroppo i Rom italiani ce li dobbiamo tenere», dice, poi in serata spiega che non voleva proporre schedature. Solo allora i 5 Stelle prendono appena un po' le distanze: «Pensiamo agli italiani». Dura condanna della comunità ebraica
Nomadi italiani. Foto di Elisha Reclus, geografo, professore universitario, anarchico francese

«Una ricognizione sulla situazione Rom in giro per l’Italia per vedere chi, come e quanti». Questo annuncia il ministro dell’interno a metà giornata. Richiamando il disastroso precedente del 2008, quando il governo Berlusconi dichiarò lo «stato di emergenza» in cinque regioni «in relazione agli insediamenti delle comunità nomadi» e il ministro dell’interno Maroni avviò una schedatura su base etnica con tanto di prelievo delle impronte digitali, anche ai minori. Fermata poi dalla giustizia amministrativa e civile italiana e dal parlamento europeo. Salvini cita quel precedente come un episodio glorioso. «All’epoca fu chiamato censimento e apriti cielo, allora chiamiamola “anagrafe” o “fotografia”». Ma Salvini non pensa alla statistica: «Stiamo lavorando anche sulle espulsioni dei detenuti stranieri. Purtroppo i Rom italiani te li devi tenere in Italia».

Il precedente Maroni, citato male – «risale ormai a 5, 6 o 7 anni fa, dopo nessuno ha più fatto niente», ma è del 2009 – mette subito Salvini sulla cattiva strada. Quella dei provvedimenti illegittimi, buoni solo per la propaganda. Prima il Tar, poi il Consiglio di Stato e infine la Cassazione (nel 2013) hanno già condannato l’«emergenza etnica», tanto è vero che Maroni in corso d’opera cercò di correggere l’iniziativa, parlando di «ricognizione» nei campi Rom – con la smentita però di tanti testimoni che hanno raccontato di minori costretti a consegnare le impronte e cittadini italiani con carta di identità portati a forza negli uffici di polizia per una schedatura supplementare. Episodi che fornirono gli argomenti a una clamorosa condanna dell’Italia da parte del parlamento europeo, arrivata quasi dieci anni fa: 10 luglio 2008. Salvini in serata corregge appena il tiro: «Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi Rom». Aggiunge la solita dose di paternalismo ipocrita: «Intendiamo tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza».

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ANDREA FABOZZI

da il manifesto.it

foto tratta da Wikipedia

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Politica e società

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