Ricercatori e dottorandi: «Basta precarietà»

Mobilitazione nazionale nelle uninversità. «Otto anni dopo la riforma Gelmini è il momento di invertire la rotta», Tito Russo Flc Cgil

«Lavoro al dipartimento di chimica dell’università La Sapienza. Sono precaria da 9 anni. Ho avuto diversi tipi di contratti, assegni di ricerca e borse la cui durata massima è sempre di un anno. A ogni scadenza devi rinnovare ma ti scontri con mille difficoltà, mancanza di finanziamenti e periodi di vuoto tra un contratto e l’altro in cui comunque devi lavorare». Quella di Laura Cronopulu, 36 anni, è la storia di tante ricercatrici dell’università italiana.

Per chiedere di assorbire il precariato storico e semplificare le condizioni di accesso a didattica e ricerca per le generazioni future hanno protestato ieri Flc Cgil, Associazione dottorandi e dottori di ricerca (Adi), Link coordinamento universitario. Studenti e ricercatori hanno tenuto un’assemblea a Palermo, inscenato «La morte dell’università» a Bari, sfilato in strada a Bologna ed esposto striscioni a Napoli, Foggia e Trieste.

A Roma è stata occupata l’aula del senato accademico della Sapienza. «Chiediamo di cambiare la legge di stabilità e introdurre un finanziamento strutturale di un miliardo e mezzo l’anno per assumere i 20mila tra assegnisti e ricercatori di tipo A e B – ha detto Tito Russo, Flc Cgil – Poi è necessario un piano pluriennale con una figura unica di pre-ruolo che possa agganciare gli attuali dottorandi, le borse di ricerca e tutti i contratti flessibili».

L’occupazione si è svolta durante un convegno internazionale sull’«Engineering of quantum emitter properties» sotto gli occhi un po’ increduli, un po’ divertiti dei partecipanti giunti dall’estero. «Italians», ha commentato uno di loro ridendo. Da ridere, però, c’è ben poco. «Oggi nell’università italiana un docente su tre è precario – ha affermato Russo – Da un’indagine che abbiamo condotto solo 6 precari su 100 sono poi stabilizzati. Dopo 8 anni dall’approvazione della riforma Gelmini è il momento di dire basta».

Negli ultimi dieci anni scuola e università hanno subito tagli per 9 miliardi che hanno messo in ginocchio gli atenei e sono stati scaricati sulle spalle dei più giovani. In questo quadro i 40 milioni promessi dal governo gialloverde sono briciole. «Un’elemosina», secondo Giuseppe Montalbano dell’Adi.

Università e ricerca dovrebbero essere una preoccupazione centrale per un governo che dice di voler far ripartire il paese. Fino ad ora, però, le diverse categorie di lavoratori del settore hanno espresso soltanto critiche a dichiarazioni spot e all’assenza di misure reali che inneschino una vera inversione di rotta. L’occupazione dell’aula della Sapienza continuerà anche oggi per chiedere un incontro alle forze politiche. La mobilitazione generale, invece, avrà una nuova tappa il 14 dicembre con una manifestazione nazionale a Roma convocata alle 14 in piazza Vidoni.

GIANSANDRO MERLI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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