Referendum, il gioco sporco del Sì

La campagna per il SI è diventata una sorta di pratica dell’obbiettivo, ci mostra già gli angusti spazi in cui verrebbe compressa e stritolata la democrazia se vincesse la controriforma

Il Financial Times del 28 ottobre pubblica in grande evidenza una foto del NoRenziDay, la grande manifestazione del 22 ottobre che  la stampa italiana ha sostanzialmente ignorato, con l’eccezione di due giornali. Quando le notizie di ciò che accade in un paese bisogna andare a cercarle nella stampa estera, in quel paese c’è un regime. Il nostro ha toccato vette di ridicolo con La Stampa, che ha polemizzato con Russia Today perché ha parlato di quella manifestazione, che il giornale di Marchionne ha cancellato. Viceversa se escludiamo i soliti due giornali, è chiaro che parlo de Il Fatto e Il Manifesto, il fallimento clamoroso del Renziday del 29 ottobre è stato semplicemente rimosso. Non uno dei commentatori ufficiali dispensatori di giudizi sul mondo ha fatto qualche riflessione sul quella piazza mezza vuota. Le cui immagini non sono comparse in nessuna televisione, come del resto non sono comparse  quelle delle ben più numerose persone che invece erano al NoRenziDay. In fondo a modo loro hanno applicato la par condicio. Dalla quale come in ogni regime che si rispetti è esentato il capo del governo, che compare nel novanta per cento dei telegiornali. E nei talk show e ovunque. I piccoli spazi che vengono lasciati ai confronti tra SI’ e NO, per altro in gran parte guidati da regia renziana, sono solo una foglia di fico. Tutto il resto della tv e dei grandi giornali è propaganda per il SI, da quando si parla dello spread fino alle righe di cronaca per la fiera del porcellino di Precotto Superiore. E che dire dei comunicati di servizio su come si vota, che dilagano su radio e tv e che sono una propaganda sfacciata per il SI? E il presidente della repubblica che fa dire ad un giornalista amico che vota SI’?  E ora c’è anche il divieto di manifestare per il NO nella  Firenze della Leopolda, che non può veder contaminato lo spot per il SI che verrà trasmesso a reti unificate.

Non ci raccontate palle signori renziani, non vi nascondete dietro le regolette ed i cavilli come fanno tutti gli azzeccagarbugli delle tirannie. State giocando sporco perché non volete, ma temete di, perdere il referendum. D’altra parte per il SI’ sta tutto l’establishment politico finanziario occidentale, governi degli USA e della Germania in testa; lo stesso establishment che ha fallito con la Brexit e che non vuole ora perdere in Italia. E nessuno spolveri qui la teoria dei complotti, perché tutto, ma proprio tutto, sta avvenendo alla luce del sole.

La campagna per il SI’ è diventata una sorta di pratica dell’obbiettivo, ci mostra già gli  angusti spazi in cui verrebbe compressa e stritolata la democrazia se vincesse la controriforma. Vogliono assuefarci alla costituzione renziana prima ancora che essa sia stata approvata dal voto popolare, vogliono che questo voto sia la rassegnata ratifica di uno stato di fatto già trionfante.

Manca un mese al voto e la spinta sopraffatrice del potere che sostiene il SI’ è dunque destinata a crescere ancora. Il NO al referendum può vincere solo se emerge e dilaga il rifiuto popolare di Renzi, di ciò che rappresenta, di chi lo sostiene. Se si resta sul terreno di come si elegge il Senato Renzi ha già vinto, troppo forte ed incontrastato è il messaggio del suo regime. Regime che invece va in crisi se lo si denuncia come tale e se si aggiunge a questa denuncia il rifiuto di tutto lo scasso sociale che ha prodotto. La manifestazione del 22 ottobre è stata censurata perché metteva il rifiuto del Jobsact e de La Buona Scuola assieme al NO alla controriforma costituzionale, la lotta contro l’austerità assieme a quella contro l’autoritarismo. Qui Renzi e i suoi perdono e non nei dibattiti con la vecchia classe politica che non a caso ricercano. La partita della difesa della Costituzione è troppo importante per giocarla con le regole truccate di Renzi. O il NO lo riconosce e agisce di conseguenza,  o si perde.

GIORGIO CREMASCHI

da Popoffquotidiano

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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