Questione migratoria: un punto di egemonia e identità per la sinistra

Una sola brevissima annotazione sul tema delicato dei migranti. Su di esso, infatti, si sta misurando per intero la vera e propria estraneità del PD dalla storia della sinistra...

Una sola brevissima annotazione sul tema delicato dei migranti.

Su di esso, infatti, si sta misurando per intero la vera e propria estraneità del PD dalla storia della sinistra italiana e l’incapacità di quelli che si ritengono eredi di quella storia di uscire dalla semplice logica della “buona volontà umanitaria” e di saper, invece, proporre una visione strategica.

Nel definire la questione mancano, prima di tutto, una definizione d’identità e una proposta di egemonia misurata nella prospettiva.

Il tema, infatti, non riguarda semplicemente l’accoglienza che si può e si deve realizzare anche attraverso ben diverse modalità organizzative poste in essere dallo Stato e dagli Enti Locali.

La prima definizione d’identità necessaria, a questo proposito, è quella legata alla politica estera: materia totalmente assente da una riflessione di carattere generale – appunto – d’impostazione strategica posta al di fuori della semplice ricerca di protezione dei nostri interessi in campo energetico sullo scacchiere del Medio Oriente.

L’Italia è priva da molto tempo di una politica estera adeguata, oscilla sui punti più delicati della necessaria visione geopolitica globale, pietisce mediazioni esterne su tutti i piani, non riesce a definire un proprio ruolo (se non mediocremente spartitorio) sul punto decisivo dell’appartenenza all’Unione Europea e alle sue prospettive.

Nel frattempo non si è riusciti a sviluppare sulla materia un’adeguata politica interna.

Un’assenza sulla quale si riflette pesantemente l’impostazione data da questo governo di negazione del tema dello sviluppo industriale e di conseguenza del tema del lavoro.

Negazione che si sta realizzando attraverso la proposizione di meccanismi sul cui giudizio non si può prescindere da una valutazione di tendenza all’assistenzialismo in una visione distorta di scambio politico e di “decrescita felice”. “Decrescita felice” in realtà considerata in dimensione opposta da parte della Lega che intende favorire, invece, come in passato visioni di sviluppo produttivo interessanti settori economici ben precisi.

La Lega intende continuare a favorire (partendo dal tema della tassazione) soggetti che operano incentrati sul lavoro nero e l’ipersfruttamento in funzione dell’esportazione di beni di consumo.

In questo quadro i migranti funzionano splendidamente da “esercito di riserva”, senza contare sul loro di oggetto quotidiano di propaganda come dimostrano benissimo le diverse vicende riguardanti le navi delle ONG.

Per una sinistra da ricostruire siamo di dunque di fronte a una questione di identità e di espressione di egemonia non tanto e non solo sul tema specifico delle migrazioni, ma del quadro complessivo che va delineato su uno dei punti fondamenti di una linea: quello riguardante proprio la politica estera.

Serve definire una proposta di politica estera inserita in una visione che tenga finalmente conto del passaggio in corso da anni dal globalismo alla geopolitica con il ritorno di soggetti, come quello dello Stato –Nazione, che si ritenevano in via di assoluta obsolescenza.

FRANCO ASTENGO

6 luglio 2o19

foto tratta da Pixabay

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