L’inflazione cresce sempre, i salari calano sempre

Questa la notizia: I prezzi viaggiano a una velocità doppia rispetto agli stipendi, con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita del potere d’acquisto. Dati dell’Istat alla mano,...

Questa la notizia: I prezzi viaggiano a una velocità doppia rispetto agli stipendi, con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita del potere d’acquisto. Dati dell’Istat alla mano, a gennaio l’inflazione si è attestata all’1,0% mentre le retribuzioni contrattuali orarie sono salite dello 0,5% (su base annua). Si riapre così una forbice tra carovita e buste paga, a svantaggio di quest’ultime, che non si vedeva da anni. Per ritrovare una crescita dei prezzi superiore a quella dei salari bisogna tornare indietro di quasi quattro anni, a marzo 2013.

Questi sono gli effetti perversi di una politica economica profondamente sbagliata attuata nel corso degli anni in nome dell’impoverimento generale.

Si passa dalla deflazione ad una crescita inflazionistica che avviene per situazioni contingenti in una situazione di costante diminuzione del potere d’acquisto, di assenza totale di protezione dei salari, di attacco costante alla contrattazione.

Una situazione drammatica che si situa in una fase nella quale la disoccupazione è al 12% (40% quella giovanile), sta per essere varata una manovra da 3,4 miliardi imposta dall’UE e per la quale si pensa di aumentare le accise, sorgono evidenti problemi in vista del DEF di mantenere la salvaguardia che impedisce la crescita di un punto dell’IVA. Fin qui soltanto rimandata per ragioni elettorali.

Intanto cresce la povertà complessiva e il welfare appare ridotto ad una selva inestricabile di bonus la cui elargizione non consente sicuramente di affrontare i nodi della vita quotidiana.

Un paese privo di piano industriale, con le infrastrutture realmente a pezzi, dove la migrazione costituisce occasione di grande affare per i soliti noti e per la crescita esponenziale dello sfruttamento.

Un quadro di impoverimento generale, materiale e morale, come effetto di politiche profondamente punitive per i ceti popolari che si pensava di tacitare con la mancia degli 80 euro.

FRANCO ASTENGO

12 marzo 2017

foto tratta da Pixabay

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