L’essenza pornografica del razzismo

Cos’è di preciso un revanscismo? Intanto è termine che deriva dal francese, da “revanche”, ossia “rivincita”. Chiarita la semantica, passiamo al motivo dell’incipit di queste righe attorno alla parola...

Cos’è di preciso un revanscismo? Intanto è termine che deriva dal francese, da “revanche”, ossia “rivincita”. Chiarita la semantica, passiamo al motivo dell’incipit di queste righe attorno alla parola citata: in molte parti del mondo assistiamo a rivincite impressionanti di concezioni, idee e ideologie che hanno come elemento fondante la diseguaglianza, lo stigma per il colore della pelle, per il credo religioso, per le posizioni sociali che si ricoprono e per quelle anche filosofiche che si rappresentano.
Genericamente includiamo tutta questa ricerca di disparità sotto la sigla del “razzismo”, pensando che sia corretto sia lessicalmente che più pragmaticamente nel merito, identificare comportamenti di disprezzo, di odio e di esclusione con un unica parola che nell’immagine collettiva rappresenta comunque giustamente una propensione negativa della caratterialità umana.
Il razzista è colui che si sente superiore ad un altra persona per differenza “di razza”: il bianco rispetto al nero, il bianco rispetto al giallo. Ma anche il nero rispetto al bianco e così via… Il razzismo ha dimostrato nei secoli, in troppi secoli e quindi in millenni, di essere ambivalente nel migliore dei casi, universalmente trasversale in quello peggiore. Non ha colore ma odia i colori, odia ciò che non capisce e che conosce molto poco e di cui pensa di formarsi una opinione soltanto dalle apparenze e dai luoghi comuni che vengono avanti solo da altri luoghi comuni e dicerie che si tramandano di generazione in generazione.
Il razzismo, dunque, non è anche omofobia ad esempio: chi odia gli omosessuali non è razzista, è omofobo, quindi privo di una capacità di comprensione dell’evidenza sul fatto che l’amore non si ferma sul limitare del dovere di procreazione ma scavalca quel crinale e va oltre. L’amore è forza, è quindi uguaglianza in tutti i sensi: uguaglianza civica, sociale, collettiva, individuale; uguaglianza di diritti e di doveri.
Ma anche questo, quello che potremmo chiamare il “razzista onnicomprensivo”, non lo comprende. Comprende tutte le intolleranze del mondo e che l’essere umano crea, ma non capisce come sia possibile che l’amore, quello sì, sia senza barriere, globale, privo di dettami e di morali se non quando lede la libertà e l’innocenza. Allora non è più amore, ma la negazione stessa di ciò che si crede esserlo.
Il razzista, l’omofobo. Vediamo cosa rimane ancora. Il fanatico? E di cosa? Politica, religione? O anche cultura? Qualunque ambito abbracci, trattasi sempre di persone che hanno bisogno di una idea – direbbe Carmelo Bene – “pornografica” di ciò che amano. Il porno non è soltanto la rappresentazione di un atto sessuale su uno schermo cinematografico. Quello è semmai erotismo. Il porno è un atteggiamento che è persino oltre l’eccesso, è qualcosa che non si può descrivere perché va nel senza tempo dell'”osceno”, di “ciò che è fuori dalla scena”.
Purtroppo la pornografia del razzismo, dell’omofobia e del fanatismo rientrano tutte e tre nella scena quotidiana di espressioni disumane – e per questo tremendamente legate all’umanità nella sua tradizione millenaria autodistruttrice – fatte di accette che vagano per le città alla ricerca del migrante da fare a fette per vendetta e per puro spirito di contrarietà totale; fatte di incitamenti al bruciare esseri umani vivi, al radere al suolo i campi rom…
Una furia distruttrice che non rende umana nessuna persona umana, ma che ne mostra la profonda infelicità fondata su una crisi economica che fa dei poveri delle bestie da reclutamento per ingrossare le fila di chi sogna la guerra dei popoli e il ristabilimento del nazionalismo come ara dove sacrificare il meticciato, l’orrenda confusione di ciò che invece è naturale perché sparso su tutta la terra. L’essere umano.
Ma questo l’essere umano ancora non l’ha capito. Ancora non si è capito. E se continua così la storia del suo cammino, probabilmente si estinguerà senza aver mai saputo chi è stato.

MARCO SFERINI

20 luglio 2016

foto tratta da Pixabay

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