La società sfibrata e il lord protettore

La scena politica italiana appare percorsa, ormai da molti anni, da fenomeni ricorrenti: all’interno di un quadro generale di “sfrangiamento” sociale e di cessione di sovranità da parte dello...

La scena politica italiana appare percorsa, ormai da molti anni, da fenomeni ricorrenti: all’interno di un quadro generale di “sfrangiamento” sociale e di cessione di sovranità da parte dello Stato verso poteri lobbistici e corporativi come si preciserà meglio nel testo, nazionali e sovranazionali.

Nella società l’egemonia del “consumismo individualistico” ha generato una sorta di “individualismo competitivo” che adesso si sta trasformando per certi versi in un pericoloso “individualismo della paura” e di conseguenza in forme massicce di agire collettivo all’interno del quale agiscono fenomeni di vera e propria “cattiveria” di massa che arrivano a determinare pulsioni di tipo razzista e comunque di estremo conservatorismo.

Emerge una “questione morale” che ormai attraversa anche i settori che tradizionalmente hanno interpretato un ruolo di “supplenza” nella difficoltà del sistema democratico com’è stato nel caso della Magistratura.

Nasce da questi elementi quello che abbiamo definito “spostamento a destra” che nel suo assieme assume vesti di vero e proprio qualunquismo.

Si è trasformato radicalmente il ruolo dei partiti e accentuata la reciprocità tra il corporativismo sociale e l’autoreferenzialità di quello che era stato definito come “ceto politico”.

Si è cercato di andare incontro a questo profondo cambiamento attraverso la ricerca di forme di governo che stabilissero l’autonomia del “comando politico” anche e soprattutto rispetto al Parlamento, esaltando la “governabilità” e riducendo lo spazio per la rappresentanza attraverso leggi elettorali poi clamorosamente giudicate fuori dal perimetro costituzionale da parte dell’Alta Corte.

All’interno di questo quadro si è consolidata quella che è stata definita come “Costituzione materiale” di stampo presidenzialista.

“Costituzione materiale” che si è cercato varie volte di suffragare attraverso proposte di modifica della Costituzione formale: tutte proposte respinte; in due occasioni anche dal voto popolare seguito all’approvazione da parte del Parlamento.

All’esito di quei voti (2006 e 2016) non ha però corrisposto un’adeguata capacità di riproposizione da parte delle forze politiche della centralità parlamentare così come espressa negli articoli della Costituzione del ’48.

I fattori di vera e propria disgregazione che sono stati ricordati all’inizio di questo intervento non sono stati arrestati e stanno provocando l’emergenza di una costante disaffezione dal voto; di una assolutamente eccessiva volatilità elettorale ormai portata al limite dello sbandamento collettivo; di una crescita del fenomeno della personalizzazione della politica fino al punto da rendere quasi come “vox populi” l’idea del cosiddetto “uomo solo al comando”.

In sostanza: una società sfibrata e disorientata in cerca di un “Lord Protettore”; così si giustificano anche i repentini mutamenti di scena verificatisi nel corso degli anni con il passaggio del testimone da Berlusconi a Renzi, da Grillo a Salvini (il tutto condito da mirabolanti promesse elettorali elargite al limite del “voto di scambio)”.

Alla disgregazione subentra sempre la reazione.

La crisi del governo giallo verde (al di là dei suoi esiti contingenti) deriva proprio dal non essere riuscito a proporre una diarchia efficiente, un nuovo bipolarismo, al posto appunto del “rettore pro – tempore”.

Si è molto discusso in questi mesi di similitudine tra lo stato attuale e il fascismo: da questo punto di vista si può tentare un parallelo con l’analisi gramsciana.

Nella sua analisi del fascismo Gramsci era partito dall’esempio del bonapartismo, pur sottolineando le differenze tra tale forma di Stato d’eccezione e il fascismo.

La comparazione con l’oggi, stando dentro al quadro della riflessione proposta da Gramsci, può partire dalla constatazione delle difficoltà che, per varie ragioni di carattere interno e internazionale, stanno attraversando le classi economiche tradizionalmente dominanti e ormai incapaci di esercitare egemonia.

A questo punto, pur di conservare il potere socio – economico, è avvenuta un’operazione trasformista.

L’idea è quella di una cessione provvisoria e parziale di potere verso – appunto – l’ipotesi (non ancora concretizzata) di un “Lord Protettore” che, nel caso di Renzi, Grillo, Salvini (fatta salva ovviamente la diversità dettata dai modi di interpretazione della politica spettacolo e della “democrazia recitativa”) proviene dalla piccola borghesia.

In sostanza un tentativo di saldatura nell’intento di salvaguardare una continuità di comando per interessi storicamente prevalenti tra grande capitale e piccola borghesia corporativa e/o assistenzialista.

Insomma: un nuovo blocco sociale reazionario.

Si realizzerà questo disegno che potremmo definire di “corporativismo populista”? Si determineranno in questo modo nuovi equilibri di potere sufficientemente stabili?

Sono questi i due interrogativi più importanti che ci si pongono di fronte in questa fase, riferendoci alle vicende del sistema politico italiano.

Il quadro è molto incerto, sicuramente lo scivolamento progressivo in una sorta di regime autoritario è in atto: ed è questo il punto di riflessione fondamentale per chi ritiene necessaria un’opposizione radicale e intende pur nelle difficoltà del momento pensare ad un’alternativa altrettanto netta sul piano delle opzioni politiche, della concezione della società, della stessa prospettiva di sistema e di conformazione dell’impianto politico complessivo.

A sinistra si può stare soltanto in questa dimensione di alternativa, e non per meno.

FRANCO ASTENGO

7 giugno 2019

foto tratta da Pixabay

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