La morale cattolica sulla famiglia si può superare

Il papa fa il papa, si sa, e quindi anche dal più “progressista” pontefice scelto dallo “santo spirito” divino non ci si può attendere il capovolgimento delle millenarie dottrine...

Il papa fa il papa, si sa, e quindi anche dal più “progressista” pontefice scelto dallo “santo spirito” divino non ci si può attendere il capovolgimento delle millenarie dottrine che la Chiesa cattolica ha creato sulla base dell’interpretazione di quattro racconti delle vicende che accaddero in Palestina 2016 anni fa.
Sicché, Francesco è un ottimo politico, un uomo che si adopera per umanizzare una ecclesia, una comunità di fedeli e di religiosi a tempo pieno che per troppo tempo si è mostrata ostile ad un orizzontalismo gestionale, ad un maggiore coinvolgimento delle strutture di base negli affari governati direttamente dalle gerarchie romane; ma è pur sempre il Vescovo di Roma, il successore di un pescatore di nome Simone Pietro e, quindi, reputandosi il Vicario di Cristo in terra, ciò che dice e fa è sotto protezione dogmatica. Ex cathedra, il pontefice ha sempre ragione, non falla mai.
Le sue riforme sono apprezzabili e il portare l’asse politico della Chiesa cattolica (quindi dello Stato della Città del Vaticano) su un piano di critica forte verso, ad esempio, il capitalismo e il liberismo feroce che distrugge migliaia e migliaia di vite ogni giorno attraverso fame, miseria, guerre, è indubbiamente apprezzabile.
Ma poi il “papa progressista”, quando deve discutere di dottrina strettamente intesa, non può non dire che il disegno di dio circa la famiglia è quello unico del matrimonio tra uomo e donna, che il sesso è un “dono di dio” stesso, ma che ha una sua espressione corretta e non peccaminosa solo nella procreazione e non nell’espressione passionale che un’etica laica giustamente attribuisce al piacere sessuale.
Le altre tipologie di famiglie, dunque, non sono parte del “disegno di dio” e sono, pertanto, escluse da ogni riconoscimento di liceità da parte di chi si ritiene rappresentante del padreterno su questo pianeta.
La dottrina familistica della Chiesa non cambia molto, non può cambiare se vuole preservare la fantasia che da due millenni ispira una delle tante fedi presenti tra gli esseri umani. Ammettere che anche due uomini o due donne possono essere una unione matrimoniale va al di là della pur importante ammissione che l’omosessualità è comunque parte della naturalità delle cose e che, quindi, non è fuori dal consorzio della creazione e, per logica conseguenza, è anch’essa emanazione della volontà divina.
Purtroppo la Chiesa cattolica rappresenta ancora un grande potere sia spirituale che temporale e l’un l’altro si alimentano e si sorreggono attraverso la superstizione, la credenza aprioristica altrimenti chiamata “fede” e, quindi, esprime un’ “etica” religiosa che si contrappone a quella giudicata “inferiore” di stampo laicale. Inferiore perché ciò che emana da dio è per definizione superiore a qualsiasi altra cosa esistente, a qualsiasi altra ipotesi o rappresentazione ideale di un concetto, di una espressione di comportamento e di vita.
Non possiamo rimproverare al papa di fare il papa, così come non possiamo rimproverare moralisticamente ad un padrone di essere un padrone. Non ha senso una critica fondata sull’esistenza di una figura precedentemente stabilita da secoli e millenni di storia e di tradizione consolidata.
Dobbiamo rimproverare a noi stessi l’ingenuità di ritenere che il papa sia nominato tale da un consesso di suoi simili che sono ispirati da dio. Le argomentazioni filosofiche sull’unicità della verità in una sola religione e sulla falsità delle altre postulazioni è poca cosa come elemento di contraddittorio.
Serve francamente di più l’acquisizione di coscienza laica, la consapevolezza che sono gli uomini a dire che dio esiste e a darne una rappresentazione differente a seconda dei contesti in cui un determinato credo si è formato.
Per far crescere una morale laica che non nega dio ma nemmeno lo afferma, occorre distaccarsi non tanto dal “timor di dio”, quanto dal “timor della chiesa” che è potere che si regge sulla debolezza tutta umana di incomprensione degli eventi della vita e, quindi, si rafforza proprio grazie alla paura che alimenta una falsa devozione.
La concezione familistica della Chiesa cattolica, espressa anche da papa Francesco, non è quindi l’unica morale che deve ispirare le nostre azioni e non deve essere l’unica morale che le istituzioni repubblicane devono seguire per armonizzare le norme della convivenza civile di una popolazione.
Tutto ciò in linea teorica sembra molto semplice, ma duemila anni di racconti e favole, di superstizioni e di paure represse sono lì a far da guardia alla rinascita di un illuminismo della ragione che non si scontra con nessun atto di fede, ma solo contro un potere che pretende, per perpetuarsi, di continuare a ingannare le persone sfruttando le loro poche certezze e le loro tante insicurezze sulle contraddizioni di una esistenza incomprensibile nel suo complesso.

MARCO SFERINI

9 aprile 2016

foto tratta da Pixabay

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