La famiglia moderna è una unione civile

Non c’è da temere molto per gli amici che fanno parte della cerchia di sostenitori del Partito democratico e del renzismo. Il PD si divide su temi di natura...

Non c’è da temere molto per gli amici che fanno parte della cerchia di sostenitori del Partito democratico e del renzismo. Il PD si divide su temi di natura etica, sui diritti civili, molto poco su quelli sociali e quasi niente sulle questioni che riguardano l’economia.
Segno che è un partito nato e cresciuto per gestire una pace sociale fondata su una stabilità monetaria e bancaria che attraversa ancora oggi una forte crisi, ma che può trovare nell’inquilino di maggiore rappresentanza di Palazzo Chigi il migliore guardiano del suo indisturbato agire.
Il punto su cui il progressismo dei parlamentari democratici si arena, su cui si arriva ad uno scontro aperto anche tra renziani stessi, è sulla possibilità di adozione da parte di coppie dello stesso sesso in una unione civile. I parlamentari cattolici democratici preferiscono una formula differente che escluda l’ “adottabilità” (la cosiddetta “stepchild adoption”, ossia l’ “adozione del figliastro”) lasciando il posto ad un più blando concetto di “affidamento”.
Questo il paragrafo dell’emendamento proposto che consentirebbe “l’affidamento personale del minore alla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quando lo stesso è figlio, anche adottivo, dell’altra parte dell’unione civile e il genitore biologico estraneo all’unione civile sia sconosciuto, deceduto o decaduto dalla responsabilità genitoriale“.
E’ evidente lo scopo: impedire che esistano le figure di due padri o di due madri, due genitori dello stesso sesso, ma riconoscere soltanto lo “status” di affidatario all’altro coniuge.
In effetti, dal punto di vista cattolico, si tratta di un passaggio che, se venisse approvato nel testo originario proposto dalla senatrice Cirinnà, sconvolgerebbe il sistema consolidato di una visione esclusiva della genitorialità formata da un uomo e da una donna.
Però si può avere anche un altro punto di vista che possa tranquillizzare i cattolici: i bambini nelle unioni civili saranno o dell’uno o dell’altro coniuge, non nasceranno sotto dei cavoli, non li porterà la cicogna e non saranno frutto nemmeno di sperimentazioni scientifiche finanziate da qualche settore oscuro della casta omosessuale.
I bambini nasceranno da un papà e da una mamma, anzi da un uomo e da una donna (prima di diventare genitori, si è ancora esseri umani…), e successivamente, in base alle scelte della vita, ai casi della vita, potranno avere magari ancora due genitori invece di esserne orfani completamente o parzialmente.
Sia permessa un poco di ironia, perché altrimenti verrebbe davvero voglia di non prendere sul serio le obiezioni dei “cattodem”.
Viene da rimpiangere i cari vecchi “cattocomunisti” di un tempo… Con loro era possibile discutere serenamente di lotte come l’aborto, il divorzio, la minigonna corta o lunga, le calze a rete e i baci alla francese dati in pubblico.
Oggi, invece, il Parlamento deve discutere se un diritto civile può essere di tutti o deve, invece, riguardare soltanto una parte dei cittadini, essere quindi esclusivo pur potendo, potenzialmente, riguardare ciascuno di noi, indistintamente.
Si scontrano due diverse visioni tanto della società in senso lato quanto della famiglia nel suo margine più ristretto: la prima di queste riguarda il punto di vista cattolico, secondo cui è impossibile per il bambino avere due genitori appartenenti allo stesso sesso perché i precetti biblici fanno della famiglia una unione fra uomo e donna e, pertanto, tutto quello che fuoriesce da questi canoni è non solo incontemplabile per la Chiesa ma lo è per dio stesso; la seconda di queste visioni riguarda un punto di vista, invece, laico per cui il bimbo non solo ha diritto ad avere due genitori indipendentemente dal loro sesso, ma questi genitori devono poter avere gli stessi diritti e gli stessi doveri che hanno tutti gli altri.
La protezione del bambino può anche essere affidata ad una legislazione, a codici e commi, ma, sarà banale dirlo ma tant’è va detto, questa si forma e si mantiene laddove una società sa creare nuovi diritti ed espanderli in piena uguaglianza, senza differenza alcuna.
Per intorbidire le acque poi, si propone l’argomento ulteriore dell’utero in affitto, della maternità affidata a donna terza che si presta ad ospitare l’ovulo fecondato per permettere ad una coppia di avere un figlio proprio. E’ una tematica certamente complessa, eppure la si può semplificare anche nella discussione e nel trattarla in questo nostro Paese osservando quanto avviene in campioni di liberalismo e democrazia (sic!) come gli Stati Uniti d’America, dove in molti stati è possibile avere figli partoriti da donne che ospitano il feto. Vuoi per impossibilità della donna di avere figli e vuoi, anche, nel caso di coppie omosessuali che desiderano un figlio tutto loro.
Tutto loro? Domanda lecita: come fanno due gay o due lesbiche ad avere un figlio? Con l’aiuto di una donna ovviamente. E qui si apre una vasta letteratura di casistiche e di incroci tra maschi e femmine che assumono ruoli diversi a seconda dei casi e che comunque rappresentano quelle “famiglie allargate” dove il bimbo avrà due mamme e un papà, due papà e due mamme, due papà e una mamma.
Vi sembra una rappresentazione caotica? Probabile, ma è lo specchio della complessità reale di rapporti umani, e sottolineo la parola “umani, che si possono creare senza offendere né dio e né madre natura. Se i bambini venissero creati in laboratorio come i cloni della pecora Dolly, allora potremmo essere tutti d’accordo che siamo davanti ad una scienza con soccorre le necessità umane e i bisogni umani. Ma quando si tratta di complicare le cose per renderle più semplici, forse possiamo pensare che la naturalità non sia una barriera infranta da un’etica impazzita sorretta da scienziati pazzi.
I più cristiani tra i cristiani, i più cattolici tra i cattolici hanno la necessità di conservare una morale che, se venisse incrinata, minerebbe un angolo non secondario di tenuta dello schema bimillenario che si è trasmesso all’umanità in quanto a rapporti familistici. La famiglia dei cattolici è quella, in fondo, meno cristiana che vi sia. Non si consente a due uomini o a due donne di amare un figlio perché li si ritiene oltre che inadatti, certamente anche impuri in quanto fornicatori contro natura.
Papa Francesco ha aperto le porte agli omosessuali cattolici. A coloro, quindi, che già stanno dentro un certo ambito definito e che possono quindi ricevere qualche perdono della Chiesa distribuito ora prima della misericordia del Giubileo, ora dopo. Ma gli altri omosessuali? Non fanno parte del consorzio umano? Sono esclusi dalla misericordia di dio se non pensano di doveri uniformare ai precetti della Chiesa di Roma? Discorso lungo, quasi teologico…
Ma torniamo alla maternità surrogata: di questa eventualità il disegno di Legge Cirinnà non ne parla, si ferma alle unioni civili. Per cui il tema al momento non si pone. E quando anche si dovesse porre, se anche un domani si approvasse una norma che la legalizza senza scopo di lucro (penso sarebbe più giusto evitare il lucro, evitare delle donne che diventano per professione “madri in prestito”, evitare che la malavita crei una speculazione anche su questo…), non ci sarebbe certo una esplosione demografica, una richiesta di decine di migliaia di coppie per avere un figlio con l’ausilio di una donna diversa dalla moglie o dalla propria compagna.
Le isterie sugli effetti si sono viste anche in tema di divorzio e aborto: i divorzi saranno forse aumentati negli ultimi tempi mentre gli aborti sono notevolmente diminuiti. Non è mai una norma a stabilire il comportamento umano, a condizionarlo senza se e senza ma. Ma può aiutare a correggere degli eccessi, delle illegalità e delle immoralità dettate da proibizioni dal sapore medievale.
Dunque, le unioni civili sono un piccolo passo necessario per essere un Paese davvero moderno, laddove per “modernità” si intende la capacità umana di evolvere rispettando i diritti di tutti. Dei bambini, degli adulti. Di qualunque sesso, di qualunque amore di possa trattare.
Ciò che conta è la felicità. Un diritto universale e così tanto calpestato ogni giorno in ogni parte del mondo.

MARCO SFERINI

15 gennaio 2016

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