I costituzionalisti contro Rosatellum e sistema attuale

Legge elettorale. Ieri l'assemblea del coordinamento per la democrazia costituzionale ha chiesto un sistema finalmente legittimo e ha bocciato la nuova proposta di riforma che comincia oggi il suo percorso alla camera. Dove però prevale lo scetticismo per via dei tenti voti segreti. Resta il problema delle due leggi oggi in vigore

Il Rosatellum-bis, l’ultima versione di legge elettorale proposta dal Pd e appoggiata da Forza Italia, Lega e centristi, comincia questa mattina il suo percorso in commissione alla camera circondata dallo scetticismo. Tant’è che l’assemblea del coordinamento per la democrazia costituzionale che si è riunita ieri a Roma, e che tiene assieme i comitati che hanno vinto contro la riforma costituzionale – nel referendum – e contro l’Italicum – in Corte costituzionale – ha espresso preoccupazione per la delicatezza del passaggio. Preoccupazione, cioè, che proprio quando nessuno se lo aspetta (più), il parlamento possa riuscire a superare trappole e voti segreti e ad approvare una legge elettorale anche peggiore, si sostiene, delle precedenti e naufragate proposte. È difficile.

Difficile perché anche tra i partiti che sostengono questo sistema che rovescia le percentuali del Mattarellum tra seggi assegnati nei collegi uninominali (adesso il 63%) e nel proporzionale con le liste bloccate (37%), ma vieta il voto disgiunto, non si contano le prese di distanza. Non ufficiali e legate a convenienze più che a convinzioni (è evidentemente una legge che favorisce Berlusconi e la Lega), dunque fatte apposta per venire fuori nei voti segreti. Che in aula alla camera saranno la maggioranza. Oggi comincia l’esame degli emendamenti in commissione, ma il momento della verità arriverà a partire dalla prossima settimana, quando la proposta passerà all’assemblea. I partiti apertamente contrari – M5S, Mdp, Sinistra italiana – hanno presentato in commissione e confermeranno in aula emendamenti studiati per un appoggio trasversale, dal ritorno delle preferenze al voto disgiunto, dall’abolizione delle pluricandidature al rafforzamento delle coalizioni.

Nell’assemblea di ieri, i professori Zagrebelsky, Villone, Pace, Carlassare, Calvano hanno a lungo spiegato perché il Rosatellum-bis potrebbe essere un’altra legge incostituzionale (la terza di seguito, nel caso). Insistendo molto sull’eccesso di parlamentari «nominati» dai capi partito grazie alle liste bloccate e alle pluricandidature. Fino all’80% di «nominati», secondo i calcoli del senatore Fornaro di Mdp. Mentre l’avvocato Besostri, al termine di un incontro tra gli avvocati che hanno portato in Corte costituzionale l’Italicum, ha detto che si possono ancora sottoporre alla Consulta sia l’attuale disomogeneità tra i sistemi elettorali di camera e senato che alcune norme che il Rosatellum-bis eredita dall’Italicum, addirittura prima delle prossime elezioni politiche. Pare un azzardo, intanto tra la metà e la fine di ottobre quattro tribunali dovrebbero decidere se accogliere o meno i ricorsi e dunque i sospetti di incostituzionalità.
L’assemblea del coordinamento ha ribadito la richiesta – già avanzata con una petizione popolare presentata in parlamento – di una legge elettorale finalmente costituzionale. Ma il problema, a ridosso della fine della legislatura, resta. Perché se pure si riuscirà a fermare il Rosatellum-bis (e il documento finale approvato ieri contiene un appello alla mobilitazione dei cittadini, anche se a questo punto è più agevole confidare nei franchi tiratori) resterà in piedi il sistema disomogeneo tra camera e senato che viene fuori dalle due sentenze della Corte su Porcellum e Italicum. Come dire che scansata la brace resta la padella.

In conclusione, nel documento dell’assemblea sono entrati alcuni punti propositivi – si chiede una legge senza premi di maggioranza, senza capilista bloccati e pluricandidature, a impianto «sostanzialmente proporzionale». Qualcosa in meno delle proposte avanzate nel dibattito da Pertici, che immagina sette correzioni all’impianto attuale (niente premio alla camera, niente coalizioni al senato, un’unica soglia al 4%, via i capilista bloccati e le pluricandidature, preferenze di genere e collegi più piccoli al senato). O da Azzariti, che più prudentemente si limita a proporre il minimo indispensabile: l’allargamento anche al senato dell’Italicum senza il premio di maggioranza.

ANDREA FABOZZI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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