Hai voluto bere? Lo stupro è senza aggravante

Se hai bevuto di tua volontà prima di essere violentata, magari stavi tranquillamente socializzando con quello che poi all’improvviso, quando ti vede alticcia, si trasforma in un violentatore, non...

Se hai bevuto di tua volontà prima di essere violentata, magari stavi tranquillamente socializzando con quello che poi all’improvviso, quando ti vede alticcia, si trasforma in un violentatore, non c’è aggravante. Anche se è chiaro che lui ha approfittato del tuo stato.

L’affermazione suona cervellotica e contro la logica. A farla sono i giudici della Cassazione (sentenza 32462 della terza sezione penale), che poi hanno rinviato a un nuovo processo un caso di stupro commesso da due 50enni. Ora i due potranno chiedere il ridimensionamento della pena.

La vicenda. I tre erano andati a cena e lei aveva bevuto. Parecchio. Tanto da «non riuscire ad autodeterminarsi», secondo il linguaggio della sentenza. Poi, dopo la violenza, lei però era andata in ospedale ed aveva raccontato. Di qui era iniziata l’odissea giudiziaria. In primo grado a Brescia i due erano stati assolti perché la donna non era stata considerata attendibile.

Dopo sei anni la Corte d’Appello di Torino aveva valutato diversamente il referto medico: c’erano segni di resistenza. I due erano stati condannati a 3 anni. Ma grazie alla prima sentenza la difesa aveva sostenuto che non vi fosse stata condotta violenta, né riduzione ad uno stato di inferiorità perché – e siamo al punto – la ragazza aveva bevuto volontariamente. Per la Cassazione la «violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica» c’è, anche se la vittima ha assunto alcol sua sponte, visto che era «in uno stato in infermità psichica» e non in condizioni di dare un «valido consenso».

Però, aveva bevuto lei, non costretta: quindi non c’è l’aggravante – ovvero l’aumento di pena – poiché «deve essere il soggetto attivo del reato» ad usare l’alcol per la violenza «somministrandola alla vittima».

MARIA TERESA ACCARDO

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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Diritti delle donne

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