G20: L’incontro dei briganti del mondo

Ad Amburgo, in Germania, nei giorni scorsi si sono ritrovati i padroni del mondo, i 20 briganti capitalisti più potenti, per decidere ancora una volta il destino di miliardi...

Ad Amburgo, in Germania, nei giorni scorsi si sono ritrovati i padroni del mondo, i 20 briganti capitalisti più potenti, per decidere ancora una volta il destino di miliardi di persone in funzione degli obiettivi delle classi borghesi che questi capi di stato e di governo rappresentano.

E’ stata la solita gara di ipocrisie e falsità per nascondere gli interessi comuni che li uniscono nel continuare a sfruttare le classi lavoratrici e i popoli del mondo e quelli specifici e concorrenziali di ciascuna borghesia che possono, di volta in volta, contrapporli tra di loro.

Difficile non ricordare le parole di una poesia di Brecht: “Quelli che stanno in alto si sono riuniti in una stanza. Uomo della strada lascia ogni speranza”.

Al di là delle affermazioni retoriche dei giornali il vertice si è infatti concluso all’insegna delle complicità e dei compromessi al ribasso; così tutto continuerà come prima.

Si riafferma la validità del genericissimo accordo di Parigi sul clima, ma gli Usa di Trump potranno fare quello che vogliono e per quanto riguarda gli altri paesi non si vede nei loro atti concreti una reale sollecitudine ad affrontare realmente questo pericolo così drammatico ed incombente per l’umanità.

Nel testo finale si ritrova la difesa del libero commercio, ma anche la possibilità di esercitare forme di protezionismo: non sono altro che le due facce economiche con cui i capitalisti si garantiscono lo sfruttamento della forza lavoro mondiale e i profitti dei trust e delle multinazionali.

Il dramma epocale dei migranti non commuove i presunti 20 “grandi” e tanto meno li sconvolge per il semplice fatto che sono proprio le potenze occidentali coi loro interventi militari e la complicità delle classi dominanti locali che hanno travolto intere aree del mondo moltiplicando guerre, caos e miseria economica, le catastrofi da cui cercano di fuggire disperatamente milioni e milioni di persone. Per i potenti chiusi nelle stanze di Amburgo i migranti potranno continuare a morire “liberamente” nelle attraversate dei deserti, nei campi di detenzione e nel mare Mediterraneo.

L’Italia e i suoi governanti non sono stati da meno nella gara delle ipocrisie.

Per la sua collocazione geografica l’Italia è il paese dell’Europa più coinvolto nell’esodo dei migranti; per altro, proprio per questo il nostro paese è sempre stato il luogo dell’incontro dei popoli del Mediterraneo.

I governanti europei si voltano dall’altra parte e non vogliono vedere tanto meno responsabilizzarsi per quanto sta accadendo, chiudendo porti e frontiere.

L’Italia continuerà ad essere terra d’arrivo perché così sempre è stata nella sua storia secolare; in tanti uomini e donne il senso di umanità e di solidarietà non è stato ancora cancellato; la legge del mare e di Ulisse vive ancora e così gli sbarchi e l’accoglienza.

Ma l’Italia delle tante leggi varate contro i migranti, da quella Turco Napolitano a quella di Maroni e oggi di Minniti -Orlando, espressione dei diversi governi che si sono che si sono succeduti, non ha tutte le carte in regola per dirsi differente dagli altri.

E’ l’Italia degli interventi militari nel mondo insieme agli altri manigoldi imperialisti, è l’Italia dell’ipocrisia e dei mercanti di cannoni ricordata da Saviano, della massiccia vendita di armi (14,6 miliardi nel 2016), e dei profitti di un settore industriale molto performante e concorrenziale. E’ l’Italia che, in aperta violazione della legge 185/1990, esporta armi verso paesi in conflitto, che rifornisce di fucili e carabine un dittatore come Al Sisi, che foraggia militarmente e a piene mani un regime reazionario come l’Arabia Saudita recentemente visitata dal nostro primo ministro. E’ l’Italia che mette sotto accusa le Ogn e che si propone di ostacolarne o complicare le azioni di salvataggio, che semplifica le procedure per respingere coloro che chiedono asilo; è l’Italia in cui finora il “ius soli” è solo propaganda; è l’Italia infine in cui Renzi, non a caso, finisce per riprendere gli slogan di Salvini e della Lega Nord.

Ma ad Amburgo era presente anche una speranza; è sceso in strada un altro mondo, donne e uomini, giovani e meno giovani che combattono le ingiustizie e le protervie dei potenti, che costruiscono la solidarietà ricercando giustizia e pace. Tantissime persone, tantissime associazioni sociali, ambientali, sindacali, politiche hanno dato vita e forza alla grande manifestazione “Solidarietà senza confine” e nei giorni precedenti molti di loro hanno espresso in varie forme tutta la loro avversione per le politiche dei potenti. Il governo tedesco della Merkel ha utilizzato violenti strumenti repressivi, com’è ormai d’abitudine, per cercare di impedire le proteste.

Alle manifestanti e ai manifestanti che hanno dato vita alla giornate di lotta di Amburgo va il nostro pieno sostegno. Ed esprimiamo la solidarietà ad Eleonora Forenza che è stata al loro fianco mostrando quale debba essere il compito internazionalista di una deputata europea.

Così come siamo vicini alle 100 mila persone che hanno marciato per la giustizia fino ad Istanbul contro il presidente turco Erdogan.

Il futuro dell’umanità non può certo essere nelle mani di quelli che stanno in alto nelle stanze del potere, ma solo in quelle di coloro che stanno in basso, come avvenne 100 anni fa nella rivoluzione di Ottobre che emerse vittoriosa intorno alle parole d’ordine della pace, del rigetto della guerra imperialista, della solidarietà tra i popoli, del pane per tutti e della giustizia sociale.

Un vecchio manifesto dell’epoca mostra un globo terrestre in cui Lenin scaccia via con una scopa i regnanti e i banchieri della terra; le mobilitazioni altermondialiste dell’inizio del secolo avevano già espresso la volontà di milioni e milioni di persone e di giovani di voler costruire un altro mondo. Tutti insieme, coi migranti, perché tutti siamo migranti e perché comune è il destino dell’umanità, da lì dobbiamo ripartire.

FRANCO TURIGLIATTO

da Sinistra Anticapitalista

foto tratta da Pixabay

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