Dillinger. Un gangster in piena New Hollywood

Il primo lungometraggio di John Milius

La New Hollywood, stagione tra le più ricche e innovative della storia del cinema aperta simbolicamente da Easy Rider, portò all’affermazione di una generazione di registi ancora oggi conosciuta e amata dal grande pubblico. Basti pensare a Martin Scorsese, Steven Spielberg, Brian De Palma, Francis Ford Coppola, Woody Allen e George Lucas. Con loro, tra New York e la California, fecero grande cinema anche altri cineasti, forse meno conosciuti, ma non per questo meno bravi. Uno di questi era John Milius che nel 1972 girò il suo primo lungometraggio, Dillinger.

1. John Milius

Terzo figlio di Elizabeth Roe e William Styx Milius, John nacque a Saint Louis nel Missouri l’11 aprile del 1944. Il padre, un produttore di scarpe, nel 1951 vendette la sua attività e si trasferì con la famiglia in California. John divenne un appassionato surfista, ma il suo temperamento vivace e irrequieto spinse i genitori ad iscriverlo in una piccola scuola privata sulle montagne del Colorado, la Lowell Whiteman School.

John Milius negli anni successivi, tra i rimpianti per la mancata carriera da surfista e quella altrettanto mancata da militare, si avvicinò per puro caso al mondo del cinema. Nel 1962 durante una vacanza alle Hawaii, complice la pioggia, si imbatté in un cinema che stava dedicando un’ampia rassegna ad Akira Kurosawa. Fu la svolta. Si iscrisse alla School of Cinema-Television della Southern University California, nella sua stessa classe anche Basil Poledouris (Kansas City, 21 agosto 1945 – 8 novembre 2006) poi autore di diverse colonne sonore, Randal Kleiser (Filadelfia, 20 luglio 1946) regista di Grease (1975) e The Blue Lagoon (Laguna Blu, 1980) e George Lucas che, col suo Star Wars, ha meno bisogno di presentazioni.

Milius realizzò, come saggi universitari, due cortometraggi The reversal of Richard Sun (1966) e Marcello, I’m so bored (1967) una parodia del cinema italiano realizzata con John Strawbridge. Quindi scrisse la sceneggiatura di un corto, The Emperor (1967), dell’amico Lucas, strinse rapporti con Spielberg e Coppola e si laureò 1968. Negli anni seguenti lavorò come sceneggiatore per Don Siegel (Ispettore Callaghan: il caso “Scorpio” è tuo!, 1971), Sydney Pollack (Corvo rosso non avrai il mio scalpo, 1972), John Huston (L’uomo dai 7 capestri, 1972).

2. Corvo rosso non avrai il mio scalpo, scritto da John Milius e diretto da Sydney Pollack

Milius divenne in breve tempo uno degli sceneggiatori più richiesti di Hollywood, ma non soddisfatto dei film nati dai suoi scritti, decise di passare alla regia. Propose così ad Samuel Z. Arkoff (Fort Dodge, 12 giugno 1918 – Burbank, 16 settembre 2001) produttore di B-movie ed horror, di realizzare una pellicola “per una frazione del suo solito prezzo”. A Milius interessava solo dimostrare di essere in grado di dirigere un film. Arkoff accettò e diede tre opzioni: Blacula (poi diretto da William Crain e uscito in Italia col penoso titolo Blacula – Il vampiro negro), Black Mama, White Mama (diretto dal filippino Eddie Romero, nel nostro Paese venne titolato Donne in catene) o un film gangster sulla vita di un criminale. Nacque così Dillinger, perché “di tutti i fuorilegge, era il più puro” affermò il regista.

John Herbert Dillinger (Indianapolis, 22 giugno 1903 – Chicago, 22 luglio 1934) era e rimane una figura piuttosto leggendaria negli USA. Un gangster di indubbio fascino, vestito sempre impeccabilmente, sorriso beffardo e mitra Thompson sotto braccio. Insofferente alla disciplina, dopo essersi arruolato nei Marines, nel 1924 disertò e iniziò così, tra furti e rapine, la carriera da criminale. Catturato e incarcerato dal settembre del 1924 al maggio del 1933, fu rilasciato sulla parola, ma continuò la sua “attività” a capo di una banda che portava il suo nome, al punto da diventare “il nemico pubblico numero uno d’America”. John Edgar Hoover, potente capo Federal Bureau of Investigation poi divenuta FBI, incaricò l’agente Melvin Purvis di seguirne le tracce. Dillinger, catturato ed evaso più volte, fu ucciso a Chicago all’uscita di un cinema, che aveva proiettato Manhattan Melodrama (Le due strade), a seguito di una sparatoria con gli agenti federali. La sua storia ispirò numerosi libri e decine di film.

3. John Dillinger

John Dillinger fu portato per la prima volta sul grande schermo nella pellicola Dillinger (Lo sterminatore, 1945) diretta da Max Nosseck e interpretata da Lawrence Tierney (poi Joe Cabot ne Le iene di Quentin Tarantino) per poi essere impersonificato, tra gli altri, da Ralph Meeker (pochi anni prima uno dei tre soldati condannati a morte in Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick) e in anni più recenti da Martin Sheen e Johnny Depp.

Per il suo Dillinger, Milius scelse Warren Oates (Depoy, 5 luglio 1928 – Los Angeles, 3 aprile 1982) attore attivo sia per la televisione e per il cinema. Da ricordare In the Heat of the Night (La calda notte dell’ispettore Tibbs, 1967) diretto da Norman Jewison e le numerose pellicole interpretate per Sam Peckinpah, su tutte The Wild Bunch (Il mucchio selvaggio, 1969).

L’agente Melvin Purvis fu, invece, interpretato da Ben Johnson (Pawhuska, 13 giugno 1918 – Mesa, 8 aprile 1996). Attore di film western, da One-Eyed Jacks (I due volti della vendetta, 1961) diretto da Marlon Brando, ma di fatto scritto da Stanley Kubrick a, una volta di più, The Wild Bunch. Johnson era fresco di Oscar per The Last Picture Show (L’ultimo spettacolo, 1971) di Peter Bogdanovich.

4. Cloris Leachman ovvero Frau Blücher in Frankenstein Junior

Nel cast anche Harry Dean Stanton (Irvine, 14 luglio 1926 – West Hollywood, 15 settembre 2017), Richard Dreyfuss (New York, 29 ottobre 1947) e Steve Kanaly (Burbank, 14 marzo 1946) rispettivamente nelle parti di Homer Van Meter, Baby Face Nelson e Pretty Boy Floyd, i membri della banda di Dillinger. Menzione particolare, infine, per due attrici. Michelle Phillips, pseudonimo di Holly Michelle Gilliam (Long Beach, 4 giugno 1944) divenne Billie Frechette, la fidanzata di John Dillinger. La donna deve tuttavia molta della sua notorietà alla musica, fondò, infatti, insieme al marito John Phillips il gruppo folk The Mamas & the Papas. Cloris Leachman (Des Moines, 30 aprile 1926), invece, prestò il volto ad Anna Sage, la donna che portò alla morte di Dillinger. Vinse anch’ella un Oscar per The Last Picture Show, ma fu indimenticabile nel ruolo Frau Blücher in Young Frankenstein (Frankenstein Junior, 1974) di Mel Brooks al fianco di Gene Wider e Marty Feldman.

Dillinger fu girato interamente Oklahoma alla fine del 1972. La fotografia fu curata da Jules Brenner, le musiche da Barry De Vorzon. Il primo lungometraggio di John Milius uscì nelle sale il 19 giugno del 1973.

5. Dillinger (1973) il primo lungometraggio di John Milius

Primi anni Trenta. I furti alle banche messi a segno dalla banda di John Dillinger (Warren Oates), di cui fanno parte tra gli altri Homer Van Meter (Harry Dean Stanton) e a cui si aggiungono anche i celebri gangster Baby Face Nelson (Richard Dreyfuss) e Pretty Boy Floyd (Steve Kanaly), creano non pochi problemi all’agente Melvin Purvis (Ben Johnson). Dopo fughe rocambolesche, sparatorie e fiumi di sangue, Dillinger è costretto ad abbandonare la fidanzata Billie Frechette (Michelle Phillips) e, complice la collaborazione con gli agenti della prostituta Anna Sage (Cloris Leachman), viene ucciso dallo stesso Purvis all’uscita di un cinema. Alla fine dei titoli di coda si sente l’autentica voce di John Edgar Hoover, morto il 2 maggio 1972, che protesta per una simile operazione hollywoodiana a suo parere irrispettosa dell’operato del Federal Bureau of Investigation.

Un gran film dal ritmo serrato, dalla violenza iperrealistica in cui Milius applicò innovative soluzioni stilistiche “in favore di un racconto travolgente, secco, spiccio, alla larga da qualunque sentimentalismo. Colpiscono la fredda descrizione di un mondo in crisi profonda e i personaggi, sempre troppo sbruffoni da risultare simpatici: Dillinger e Purvis sono due facce della stessa medaglia, prepotenti e presuntuosi, entrambi preoccupati più della loro leggenda che della realtà delle cose” (Mereghetti). Un altro capolavoro della New Hollywood.

6. Melvin Purvis, interpretato da Ben Johnson

Milius si prese alcune libertà rispetto alla vera storia, su tutte l’epilogo: Dillinger non fu ucciso da Purvis. Anzi, forse non è neppure così. A fine luglio 2019 Michael Thompson, nipote del gangster, ha chiesto e ottenuto la riesumazione della salma, che dovrà essere reinterrata entro il 16 settembre nel cimitero di Crown Hill nell’Indiana. I familiari non hanno rilasciato dichiarazioni in merito, ma secondo alcune fonti John Dillinger sarebbe scampato all’agguato, beffando una volta di più i federali.

In ogni caso il film di Milius rimane uno dei migliori del regista e, ucciso o meno dal Federal Bureau of Investigation, Dillinger è morto.

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2019” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi

Immagini tratte da: immagine in evidenza, foto 5, 6 Screenshot del film Dillinger, foto 1 da gettyimages.com, foto 2 Screenshot del film Corvo rosso non avrai il mio scalpo, foto 3 da it.wikipedia.com, foto 4 Screenshot del film Frankenstein Junior.

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Corso Cinema

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