Costruire un nuovo soggetto politico, l’esempio di Barcellona e della Catalogna

Intervento del compagno Joan Josep Nuet, coordinatore di Esquerra Unida i Alternativa (EUiA), al convegno La sinistra antiliberista in Europa la fanno plurale, l’esempio di Barcellona organizzato a Roma dal Partito della Sinistra Europea...

Intervento del compagno Joan Josep Nuet, coordinatore di Esquerra Unida i Alternativa (EUiA), al convegno La sinistra antiliberista in Europa la fanno plurale, l’esempio di Barcellona organizzato a Roma dal Partito della Sinistra Europea e da Rifondazione Comunista.
Segnaliamo che il progetto politico unitario che la sinistra radicale sta sviluppando in Catalogna e in Spagna si concretizza in forme organizzative che coincidono con la proposta che da anni avanziamo in Italia.

Buonasera! Il mio italiano è pessimo e parlerò lentamente in spagnolo, in castigliano, affinché si possa tradurre e capire. Voglio ringraziare il Partito della Sinistra Europea e Rifondazione Comunista per averci invitati qui oggi, e specialmente per poter condividere con voi l’esperienza di Barcellona e della Catalogna che in questa fase sta costruendo un nuovo soggetto politico della sinistra d’alternativa. Vi spiegherò che cosa stiamo facendo e attraverso quali tappe passeremo.

Possiamo dire che noi partiamo da un’analisi che stanno elaborando anche molti partiti della sinistra europea. La crisi dell’anno 2008 ci ha indicato che i nostri popoli e la nostra classe lavoratrice in questo momento stanno soffrendo, ma la crisi ci ha inviato anche alcuni messaggi importanti che hanno cambiato la mappa politica di alcuni paesi europei, la mappa politica in Spagna, in Catalogna e a Barcellona. Oggi i governi non governano, oggi i parlamenti non hanno sovranità, il sistema partitico che per quarant’anni è esistito in Spagna e in Catalogna è in profonda crisi. La sinistra politica che noi rappresentiamo ha iniziato da anni a produrre quest’analisi: o c’era un cambiamento, un’evoluzione politica frutto della crisi, o anche noi, la sinistra classica e tradizionale, saremmo stati spazzati dal panorama politico come conseguenza del cambio della mappa politica, nonostante alla base delle nostre idee vi fosse la critica e il cambiamento, anche verso il sistema politico. Malgrado ciò eravamo visti come parte del vecchio e non come parte del nuovo. In Spagna c’è stato un movimento sociale che in una forma originale è stato il campanello d’allarme della crisi politica: quello che in Spagna abbiamo chiamato il 15-M.

Il 15-M sostanzialmente è formato da una nuova generazione di giovani che non ha vissuto la militanza politica classica della sinistra, però che nei confronti del capitalismo globalizzato si sente critica, impotente e indignata, ma non canalizza questa indignazione attraverso i partiti tradizionali della sinistra. Sa che il mondo sta male ma ha difficoltà a spiegarsi il perché. Questo è stato un movimento di una nuova generazione che ha avuto un grande impatto politico e devo dire che a differenza di altri Paesi europei dove una parte dell’indignazione è stata intercettata, per esempio, dall’estrema destra, in Spagna essa ha avuto una ripercussione politica nel campo della sinistra. Ha influenzato i partiti classici, in primo luogo i partiti comunisti, che hanno dovuto ripensare il loro programma politico e dare risposte a una nuova generazione politica critica, che guardava ai partiti con paura e sfiducia. Ma ha anche creato nuovi partiti politici. Ci sono molti esempi. In Catalogna c’è stato un partito politico che oggi non esiste più, che è apparso e si è sciolto, chiamato “Processo costituente”, un partito che parlava di ricostruire le basi per un nuovo Paese. È nato Podemos, sia a Madrid sia in Catalogna, un partito politico nuovo che ha provato a dare risposte alle inquietudini di questi giovani politicizzati che stavano fuori dai partiti politici tradizionali della sinistra. E a Barcellona è nato un altro partito politico, Barcelona en Comú, capeggiato da Ada Colau, l’attuale sindaca di Barcellona.

 Di fronte a questo, dal 2012 noi comunisti catalani e militanti della sinistra catalana abbiamo lanciato un’idea: unire la sinistra classica, proveniente dalla tradizione del movimento operaio, con i nuovi movimenti politici, critici. Questa unione favorisce entrambe le parti: la sinistra classica, che ha il dovere di rinnovarsi, e anche i nuovi movimenti che hanno bisogno di profondità nel loro programma politico per la trasformazione e di esperienza organizzativa. Questo è un punto fondamentale: la sinistra classica lotta da molto tempo, da decenni, i nuovi movimenti credono che si raggiunga subito la vittoria, ma non hanno la cultura del dare continuità alla lotta. Pertanto siamo di fronte a una nuova generazione che è possibile raggiungere meglio se i partiti della sinistra lavorano con i movimenti, che hanno portato migliaia e migliaia di nuovi attivisti e i nuovi attivisti hanno bisogno della sinistra classica che li aiuta a comprendere l’organizzazione e il programma politico di trasformazione di medio e lungo periodo.

Abbiamo provato la validità di questa teoria nel 2015, quando con un primo esperimento abbiamo creato insieme Barcelona en Comú. C’erano i comunisti, gli ecosocialisti, i socialisti di sinistra, i nuovi partiti, Podemos e Ada Colau e abbiamo vinto le elezioni a Barcellona. Noi abbiamo cacciato un sindaco di destra e ora la sindaca è Ada Colau. Questa è stata la nostra prima vittoria, che ci ha mostrato il cammino per continuare. Nel 2015 e nel 2016 ci sono state in Spagna le elezioni politiche di Congresso e Senato. In Catalogna abbiamo presentato una lista di candidati chiamata En Comú Podem con comunisti, ecosocialisti, socialisti di sinistra e i nuovi partiti, Podemos e il partito di Ada Colau. E per la prima volta nella storia abbiamo vinto le elezioni politiche in Catalogna. Non avevamo mai vinto nella nostra storia le politiche, con il 25% dei voti, un milione di voti, in Catalogna. Dopo queste esperienze elettorali ci siamo resi conto che queste hanno portato migliaia di attivisti che non fanno parte dei partiti politici ad avere fiducia nella forza che sta generando questo movimento politico. Ora siamo nella fase della creazione il nuovo soggetto politico definitivo e stabile e passo a spiegare brevemente come lo faremo e i suoi contenuti.

Ci sarà un’assemblea costituente a Barcellona tra poco, il 1°aprile, a cui siete tutte invitate e invitati. Sarà un grande evento partecipativo, calcoliamo tra i tremila e gli ottomila delegati e  delegate che partecipano a un’assembla costituente a titolo individuale. Ogni persona che arriva all’assemblea ed è iscritta è un delegato o una delegata e avrà un voto e l’assemblea approverà tutto per voto individuale. Nell’assemblea ci saranno quattro partiti che parteciperanno, non avranno una quota, fanno un appello ai loro militanti perché partecipino. I partiti dopo l’assemblea costituente non si dissolvono, continuano a funzionare, delegando in una prima fase al nuovo soggetto politico tutto ciò che riguarda le elezioni e le istituzioni, ma mantengono la struttura organizzativa e parte dell’azione sociale, delegano solo ciò che riguarda le elezioni e le istituzioni. Il nuovo partito sarà ideologicamente plurale: l’unica cosa che tiene unito il partito è un programma di azione, un documento politico esteso su cui abbiamo già lavorato e su cui c’è un vasto accordo politico, di queste famiglie politiche: comunisti, ecosocialisti, socialisti di sinistra e soprattutto molti, moltissimi indipendenti, che non fanno parte di nessun partito politico, molti che per la prima volta nella storia ci hanno votato, hanno votato noi, e ora vogliono che questo voto si trasformi in una realtà politica stabile.

Due idee per definire il partito. In Catalogna c’è un grande dibattito riguardo l’indipendenza, come sapete dai media che ne parlano anche in Italia. Questo partito non è un partito indipendentista, è un partito a favore della permanenza della Catalogna nello Stato spagnolo, ma che vuole che ci sia un nuovo assetto nelle relazioni tra la Catalogna e i popoli della Spagna perché il vecchio modello ha fatto il suo tempo. Questo è un dibattito importante per tutta l’Europa: è il dibattito sulla sovranità. Il capitalismo globale e anche il modello dell’Unione Europea ha sottratto ai popoli, ai governi e ai parlamenti la sovranità. In alcuni Paesi europei questa risposta è di estrema destra, come in Francia, dove è l’estrema destra a innalzare la bandiera della sovranità, ma in Catalogna siamo riusciti a fare in modo che la bandiera della sovranità la sollevasse la sinistra, vivendo anche una maggiore sovranità come un concetto antiliberista, con contenuti di sinistra, per uno stato sociale migliore, per servizi pubblici migliori. Per questo vogliamo la sovranità, non per una bandiera più grande, per la gente, perché i cittadini vivano meglio. Questa è una buona lotta per la sovranità, non dobbiamo lasciare all’estrema destra la bandiera della sovranità. Deve essere la sinistra a innalzarla, perché la bandiera della sovranità è la bandiera della democrazia. Questo partito in Catalogna svolge un ruolo chiave per limitare la crescita dell’estrema destra. Noi siamo sia antiliberisti che sovranisti, e questo è possibile!

Prima ho detto che in questa assemblea voteremo un programma, che è ciò che ci tiene uniti, ed eleggeremo una direzione nazionale per tutta la Catalogna, in cui i partiti non saranno presenti per quote ma con i loro militanti, perché ogni militante è uno straordinario combattente. I militanti dei partiti potranno farne parte, non è vietato perché c’è una doppia militanza: nuovo soggetto politico e partito. È perfettamente possibile. Voteremo in terzo luogo le regole per un minimo funzionamento democratico: codice etico, primarie per la presentazione di liste elettorali. Questa è la prima fase e altri meccanismi di funzionamento. Nella seconda fase ci sarà uno sviluppo organizzativo paese per paese, città per città. Nella prima fase creiamo il soggetto, gli diamo una politica, una direzione e un funzionamento etico e trasparente. Nella seconda fase, un’organizzazione territoriale per l’insieme del territorio. Ma questa parte è molto difficile, per questo è successiva. Perché se il difficile è all’inizio, il bambino o la bambina non nasce. Bisogna mettere il difficile un po’ dopo, quando il bambino ha già iniziato a camminare, perché se il bambino non nasce, non c’è.

Ora ci troviamo nella fase più delicata: mettere d’accordo culture politiche diverse e persone con un percorso personale molto differenti. Però tutti siamo di sinistra, antiliberisti, anti-destra e quindi abbiamo molto in comune, ma a volte ci fossilizziamo su dispute storiche, su differenze storiche. Questo non è facile, ma è fondamentale. E la sinistra che noi rappresentiamo in queste diverse famiglie sta facendo da collante perché comunisti ed ecosocialisti non litighino tra di loro, perché socialisti di sinistra, militanti dei partiti e indipendenti senza cultura politica, non litighino tra di loro.

Noi stiamo dando una mano. Dopo il primo aprile compiremo un secondo passo: dapprima ci saranno le elezioni regionali in Catalogna, probabilmente a novembre. Lì il risultato elettorale sarà molto importante, perché questa creatura, questo bambino, affronterà la sua prima esperienza elettorale. Se va bene, tutto sarà più facile. Se va male, tutto sarà più difficile. Lavoreremo affinché vada tutto bene. E se va bene entreremo nella seconda fase organizzativa per stabilizzare il progetto politico. Infine, oggi il progetto europeo non ha una stella polare, è perso, e la destra europea e l’estrema destra stanno premendo fortemente per imprimergli una svolta reazionaria. Non aspettiamoci una leadership forte e nuova dalla socialdemocrazia: non ne hanno, il loro progetto è senza futuro. Solo il progetto che rappresenta il nostro spazio politico, quello della trasformazione e del cambiamento, quello della sinistra classica che viene dal movimento operaio e dei nuovi partiti critici con il sistema, ha la forza per capeggiare nuovamente il progetto europeo. Questo significa cambiamento in Grecia, in Portogallo, in Spagna, in Italia, in tutta Europa, ma soprattutto nel Sud Europa ridotto in schiavitù. Se il Sud Europa non alza la voce è difficile che il progetto europeo viva. Pertanto c’è molto lavoro da fare. La nostra esperienza in Catalogna è modesta e limitata però è nostro dovere vincere e cambiare la Catalogna. Se in Catalogna ce la facciamo, dopo verrà tutta la Spagna. Podemos e Izquierda Unida stanno osservando questo esperimento. Se l’esperimento va bene, dopo la Catalogna sarà la volta della Spagna e sicuramente dopo la Spagna, anche dell’Italia. Grazie mille.

da rifondazione.it

trascrizione e traduzione di Angelica Bufano – brigata traduttori

foto tratta da rifondazione.it

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