Comincia la stagione degli sgomberi. A Roma via il Baobab

Blindati e ruspa nella tendopoli dove dormivano 130 migranti, ora abbandonati in strada. Salvini: «Basta zone franche»
Lo sgombero del Baobab a Roma

Una volta finito di abbattere l’ultima baracca di legno la ruspa risale lentamente sul camion che poco prima l’aveva scaricata in questo piazzale di cemento dietro la stazione Tiburtina di Roma. E’ un bobcat, una ruspa bianca e non particolarmente grande, niente a che vedere con quelle ruggenti che Matteo Salvini esibiva con orgoglio stampate sulla maglietta prima di diventare ministro degli Interni. Ma si sa, a volte quello che conta sono i simboli e la ruspa che ieri mattina ha bruscamente svegliato i migranti che dormivano nell’accampamento allestito dai volontari del Baobab Experience è destinata a diventare il simbolo della stagione degli sgomberi appena inaugurata a Roma. Non a caso, quando ancora le operazioni sono in corso e 130 migranti vengono trasferiti a bordo di due autobus all’ufficio stranieri, il ministro esulta annunciando come imminenti altri 27 sgomberi in altrettanti palazzi occupati della capitale: «Zone franche, senza Stato né legalità, non sono più tollerate. L’avevamo promesso, lo stiamo facendo» scrive come al solito su twitter.

E’ chiaro che al Viminale, e al Campidoglio, piace giocare facile. Al piccolo accampamento del Baobab la polizia si presenta di buonora con i blindati a scortare i mezzi dell’Ama e a sigillare gli ingressi. Ma tutti, a partire dagli agenti, sanno che l’esibizione muscolare è inutile. Con quella di ieri sono 22 le volte in cui le tende del Baobab sono state smantellate, e non c’è mai stato un gesto di resistenza da parte di nessuno. E anche ieri è andata così.

«Ci aspettavamo lo sgombero. Da giorni il Comune aveva cominciato un censimento dei migranti e quindi sapevamo che prima o poi sarebbe successo, ma non pensavamo così presto» racconta Roberto, uno dei volontari. Abbattute le poche baracche, la polizia ha concesso il tempo per smontare le tende e recuperare gli effetti personali dei migranti, tra i quali aveva trovato posto anche una famiglia di italiani che adesso dovrà cercarsi anche lei un altro rifugio.

Sono più di 60 mila i migranti assistiti dal maggio del 2015, da quando il primo nucleo di volontari di quello che presto sarebbe diventato per tutti «il Baobab» cominciò a riunirsi nell’omonimo  ex centro di accoglienza di via Cupa, un budello di strada lunga e stretta a due passi dalla stazione Tiburtina. Ad arrivare all’inizio furono soprattutto eritrei, «transitanti» che dopo essere sbarcati a sud, attraversavano Roma prima di dirigersi verso nord, con in testa solo la Germania o la Svezia. Poi sono arrivati gli altri, da tutta l’Africa ma non solo: Gambia, Tunisia Marocco, Etiopia, Somalia, Algeria ma anche Afghanistan, Iraq, Pakistan, come quelli che si trovavano ieri nell’accampamento. Tutti hanno trovato un pasto caldo e un posto dove dormire, tutti hanno potuto curarsi e avere assistenza legale oltre che vestiti portati, insieme a tonnellate di viveri, da centinaia di romani in una strepitosa prova di solidarietà. Checché ne dica il ministro Salvini, negli ultimi anni si è visto più Stato tra queste tende che altrove.

Ieri sera un camper della Sala operativa sociale del Comune ancora aspettava davanti all’ufficio stranieri della Questura l’uscita degli ultimi 60 migranti dei 130 fermati al mattino, nei confronti di nessuno dei quali sono stati presi provvedimenti. Tutti uomini, perché fortunatamente donne e bambini hanno già trovato da tempo luoghi chiusi nei quali ripararsi dal freddo e dalla pioggia. Nei giorni scorsi 15 migranti, quelli più vulnerabili, hanno trovato posto presso la Caritas o nelle strutture allestite dal Comune per l’emergenza freddo. Altri 60 sono stati collocati invece in tre centri di accoglienza gestiti dal Comune. «Avevamo chiesto alla prefettura di poter accedere anche ai posti letto dei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, ma ci hanno risposto che prendono solo chi ha presentato richiesta di asilo a Roma», spiegano in Comune.

Le conseguenze dello sgombero di ieri saranno che adesso quasi più di cento migranti anziché essere riuniti tutti in un solo luogo si sparpaglieranno per le strade intorno alla stazione Tiburtina. «Stasera distribuiremo coperte e teli per dormire e per domani mattina cercheremo di organizzare una colazione per tutti», racconta ancora Roberto. «Quanto è avvenuto oggi è un passo indietro per la città», commenta invece Andrea Costa, il coordinatore di Baobab Experience. «Le questioni sociali a Roma si risolvono così: polizia e ruspa. Il Campidoglio a 5 Stelle non è diverso dai precedenti, né dalla Lega. E un ministro che si dice contento che ci siano persone che stanotte dormiranno in strada mi fa vergognare di essere italiano».

CARLO LANIA

da il manifesto.it

foto: screenshot tratto dal video di Fanpage.it

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