Cari Ramon, Dino ed Ezio, non sarei sincero se dicessi che mi avete persuaso

Verso l'assemblea del 6 ottobre a Firenze

Cari Ramon, Dino e Ezio, non sarei sincero se dicessi che mi avete persuaso. Non aderirò quindi e non aderiranno migliaia di compagne e compagni tra cui oltre 200 dirigenti di ogni ordine e grado della nostra organizzazione (a proposito sarebbe doveroso informare sul tesseramento al PRC oltre che a quello a Pap che ieri ha pubblicato di avere 5000 adesioni nazionali quindi a occhio più o meno 2-3000 compagne e compagni al di fuori del PRC, molto al di sotto di un processo realmente partecipato e popolare).

Mi permetto, prima di illustrare le mie ragioni, di invitarvi SABATO 6 dalle ore 10 alle 16 nella sede ARCI di Piazza dei Ciompi 11 a Firenze (https://goo.gl/maps/V8M6yG6foi92) all’assemblea (pubblica e aperta) dal significativo titolo “RIFONDAZIONE: ieri, oggi e DOMANI” perché penso che un dirigente, se è un dirigente, deve avere anche la capacità di stare ad ascoltare ciò che dice la propria gente (o parte di essa).

Se ci sarete potrete constatare con i vostri occhi che anche tanto Partito che non ha aderito all’appello sarà presente all’iniziativa, anche qui con tanti dirigenti di federazione o con incarichi importanti, perché le perplessità su tutta questa vicenda sono larghe e, a mio avviso, maggioritarie dentro al PRC e spero che potrete vedere anche le facce dei compagni dirigenti nazionali perché so che nelle prossime ore tale invito sarà rivolto tanto alla Segreteria Nazionale del PRC quanto alle altre forze politiche e sociali. Infine permettetemi di rifiutare la dicotomia, maligna e superficiale, che ogni tanto affiora del “noi” e “voi”: per me la tessera che ho in tasca fin dal ’91 comporta un vincolo di solidarietà che sopravanza ogni cosa; per me c’è solo il noi.

Dunque, vi suonerà strano ma io condivido quasi tutto quello che avete scritto. La necessità e l’urgenza di un lavoro che apra il percorso per la costruzione di una sinistra plurale, antiliberista e quindi anticapitalista, a bassa soglia d’ingresso, alternativa al centrosinistra, che funzioni col metodo del consenso e col principio di una testa un voto e in cui non sia chiesto a nessuno di rinunciare a ciò che già è e fa (che sia un partito, come noi, o che sia altro), insomma tutto ciò che è scritto nel documento conclusivo dell’ultimo congresso): sono d’accordo e continuo su quella stessa linea.

Il punto (che eludete di affrontare) è se Pap sia questo oppure no e non è sufficiente dire che nella realtà concreta i processi sono più complessi e che quindi questo è quello che abbiamo e ce lo dobbiamo difendere; questo è un giochino retorico che non affronta la questione. Questa tesi, che sembra di buonsenso, in realtà nasconde la realtà che Pap, per come si è venuta concretamente a costruire (e in questo c’è la responsabilità enorme di Ferrero), è tutt’altra cosa rispetto a quello che noi avremmo voluto che fosse.

Tant’è che pongo la prima questione: comunque vada la conta cosa pensate che sia Pap l’indomani delle votazioni se ci si è insultati pubblicamente per settimane prima (noi che gli diciamo che sono peggio di Ceausescu e loro che rispondono che diciamo bugie)? Quale soggetto politico può nascere su fondamenta di veleno? Ci vuole troppa intelligenza per capire che se questo è il livello pubblico e nazionale, sui territori, non sempre ma spesso, avviene di peggio?

La verità è che ci sono due progetti per Pap, uno è il nostro di “sinistra plurale” (ormai irrealizzabile perché non c’è più sinistra plurale dentro Pap) e l’altro è quello, di tutti gli altri, di “partito strutturato” (dico di tutti gli altri perchè nelle mail e nelle circolari e negli articoli e negli interventi su Facebook vi rivolgete sempre e solo al corpo militante del PRC). E la verità è che dal 4 marzo, anche pubblicamente, Pap è indirizzata su questa seconda via. Alcune cose da ricordare a proposito:

1) il video con l’appello al voto per il solo simbolo di Pap (“se ci sono altri simboli annullate la scheda”) alle elezioni amministrative fatto da Viola Carofalo;

2) l’aver imposto il simbolo di Pap alle elezioni amministrative in diverse realtà in cui era in stato avanzato il processo di ricostruzione di una sinistra alternativa al centrosinistra unita e plurale (Valle d’Aosta, VIII Municipio Roma solo per dirne alcuni) e l’aver boicottato le liste di sinistra in alcuni casi lì dove non si è riusciti in questa imposizione del simbolo (Pisa);

3) il rifiuto di una quota di gruppo dirigente a rappresentanza dei soggetti esterni e l’aver imposto una quota più che simbolica (10 euro, noi avanzammo 3 euro o almeno così ci è stato detto) e un vero e proprio processo di iscrizione con tanto di documento d’identità e codice fiscale (assemblea di Napoli); 4) l’abbandono di due su cinque soci fondatori, prima il PCI e da poco Sinistra Anticapitalista.

A questo proposito inviterei tutti noi dallo smettere di andare in giro a dire che c’è una battaglia per la conquista del brand Pap: fa male a tutti ridurre un progetto politico ad un brand. Sono convinto invece che Pap, anche se strutturato in partito (separato e autonomo dal PRC), diventi alla lunga un fattore positivo per la ricomposizione della sinistra d’alternativa perché sta rimettendo nel circuito politico del nostro campo, forze (Usb) e generazioni (ex-Opg) che, per bocca loro, erano avulsi (sic!) da tale tipo di impegno. In questo senso mi auguro che la guerra per bande tra noi e loro smetta quanto prima perché a me è chiaro che insieme (e non uno dentro l’altro) possiamo percorrere la stessa strada ed essere proficui gli uni agli altri.

C’è un’altra questione ed è quella del livello di democrazia sostanziale all’interno del Partito. Al netto della miseria di chi va in giro spargendo menzogne sul fatto che i firmatari dell’appello vorrebbero riaprire il dialogo con Bersani & C. (su questo almeno credetemi per la stima reciproca che c’è tra di noi: neanche uno!) o di chi utilizza il sillogismo tanto caro al potere (da oltre duemila anni), noto a tutti nella versione “se un ateniese mente tutti gli ateniesi mentono”, per affibbiare ai firmatari dell’appello questa o quella posizione, cosa che peraltro si potrebbe fare anche al contrario nel campo di chi sta utilizzando ogni mezzo per racimolare adesioni per Pap e mi piacerebbe aver visto questa stessa abnegazione nei confronti del nostro Partito (da questo punto di vista è vero che voi non avete mai detto che volete sciogliere il PRC, anche se Russo Spena all’ultimo CPN ha detto testualmente: ”siamo già oltre rifondazione, e non si torna indietro, dobbiamo dircelo”, ma il punto è che a mio avviso questa linea sta già indebolendo di fatto il nostro Partito, non è questo che ci raccontano l’abbandono del PRC e la contestuale adesione a Pap da parte di quattro membri del CPN e uno della direzione nazionale?), vi pongo questa domanda: quale organismo dirigente ha deciso che lo Statuto 2 andava bene per il PRC? Quale organismo dirigente ha mai discusso che il PRC si dovesse buttare in questa lotta fratricida?

A mio parere su questo punto c’è stata una incredibile negligenza del gruppo dirigente perché tutti i fatti ricordati sopra (e moltissimi altri ancora, come le cose tirate fuori all’ultimo CPN da una compagna della segreteria nazionale e al netto di tutto ciò di cui non sono a conoscenza ma che posso immaginare), che segnalavano il divenire di Pap vero e proprio partito politico di fatto, sono stati portati a conoscenza per tempo: io, per non parlare di altri che non è elegante, mi sono dimesso da responsabile nazionale del tesseramento (con lettera inviata a tutti per informativa) per il comportamento avuto dal gruppo dirigente (nazionale e locale) nella vicenda delle elezioni amministrative che ha riguardato il mio territorio (municipio VIII Roma) e poi ho presentato due odg (approvati) all’ultimo cpn (il primo, visto il permanere del silenzio da parte del gruppo dirigente sul video di Carofalo di cui accennavo prima e su tantissime altre vicende e il secondo sulla gestione dei mezzi di comunicazione di Pap) che sono rimasti lettera morta. A mio parere quindi l’intero processo è stato gestito in modo pessimo e in maniera sostanzialmente ademocratica visto che sulle questioni di fondo l’organismo dirigente (CPN) non è mai stato chiamato a discutere seriamente (le due domande che vi rivolgevo sopra).

Adesso si chiama alle armi ma se il corpo del partito non risponde è perché Pap è già da tempo (e pubblicamente) un’altra cosa; è perché la linea di condotta del PRC perseguita dentro e con Pap da un certo punto in poi è stata del tutto sbagliata; è perché, giustamente, sono finiti i tempi delle circolari e dei compagni che obbediscono senza porsi domande; è perché non si è voluta avere una discussione di fondo dentro di noi quella sì capace di trovare il modo per camminare tutti uniti. Perciò cari Ramon, Dino e Ezio non mi avete persuaso; anzi vi lascio io con un invito: non sarebbe meglio, proprio per le ragioni che dite voi relative alla costruzione di una sinistra alternativa antiliberista e plurale, lasciare libera Pap di svilupparsi come meglio crede per poter costruire da subito insieme il terreno su cui, noi e loro, camminare insieme domani?

Perché noi siamo un’altra cosa, noi siamo RIFONDAZIONE COMUNISTA!

LUCA FONTANA

29 settembre 2018

categorie
Rifondazione Comunista

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