Addio a Bruno Ganz

E’ morto la scorsa notte. Bruno Ganz l’ho visto poi in altri film, ma mi rimase stampata come su tanti fotogrammi della mente posti sulle pagine di un libro...
Bruno Ganz

E’ morto la scorsa notte. Bruno Ganz l’ho visto poi in altri film, ma mi rimase stampata come su tanti fotogrammi della mente posti sulle pagine di un libro della Seconda guerra mondiale la sua interpretazione magistrale di Adolf Hitler.

Il film “La caduta”, ispirato ad un grande (mi si passi il termine) “romanzo” storiografico che dipinge davvero come una pellicola gli ultimi giorni della vita della Germania nazista e, segnatamente, della vita nel bunker della Cancelleria del Reich, fu criticato anche aspramente: alcuni ritennero mostrasse un führer troppo umano, troppo Adolf Hitler e troppo poco condottiero del popolo tedesco fino all’estremo esangue supplizio di una Berlino che non aveva più voglia di lottare ma che doveva farlo.

Altri critici invece scrissero che in fondo quello era stato Hitler dentro e fuori il bunker: proprio come Ganz l’aveva interpretato.

Le carezze ai giovani decorati della Hitlerjunge, gli occhi dolci per i più fedeli servitori, il cane Blondie che gli scondinzola amorevolmente intorno e poi, davanti alle carte con le direttrici di avanzata dell’Armata Rossa, scoppi d’ira, urla, strepiti, accuse di felloneria per i suoi più alti comandanti.

La scena in cui Ganz siede davanti alle carte di Berlino assediata e i generali Krebs e Burgdorf gli comunicano con Jodl e Keitel che tutto è perduto, che Steiner non ha truppe per muovere alla difesa della capitale e che la celebre “armata” di Wenk è allo sbando, è rimasta nella mente di tantissimi che anche non hanno visto tutto il film: su You Tube si ritrovano questi minuti del film doppiati con testi che ironizzano sul calcio, sulla vita estranea alla guerra, sulla scuola, sulla politica italiana…

Ogni particolare della mimica di Ganz venne da lui studiato maniacalmente per interpretare tutte le deformazioni del viso di Hitler ogni volta che diventava il führer e cessava quindi di riservare carezze, sorrisi e qualcosa di anche minimamente riconoscibile come “umano” in lui.

Se oggi ne parliamo ancora così tanto è per la bravura di Bruno Ganz che, proprio in questi giorni, dopo aver interpretato illustri figure come quella di Tiziano Terzani, ci lascia in eredità non soltanto grandi momenti di cinema ma anche un viatico più semplice per apprezzare meglio la storia passata e recente. Un aiuto alla memoria necessaria per non ripetere errori devastanti.

(m.s.)

foto tratta da Wikimedia Commons

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