ABBIAMO PERSO

Dai primi dati che si sentono dalle martellanti trasmissioni ricche di commentari si può notare come in questo Paese la sinistra sia praticamente scomparsa. Qualcuno potrà dire: non è...

Dai primi dati che si sentono dalle martellanti trasmissioni ricche di commentari si può notare come in questo Paese la sinistra sia praticamente scomparsa. Qualcuno potrà dire: non è certo una novità, visto che nel 2008 la Sinistra l’Arcobaleno aveva già decretato – col suo non ingresso nei due rami del Parlamento – la parziale esclusione della parte progressiste della politica dalle assisi più alte dello Stato.
Oggi si realizza ciò che era prevedibile, ma certamente con percentuali di gran lunga più alte: il successo del movimento 5 Stelle è la vittoria unica di questa tornata elettorale. Le sconfitte invece sono tante, anche e soprattutto quelle che vengono spacciate per vittorie.
Ha perso il centrosinistra che non riesce a governare al Senato (e non certo per colpa del voto alla lista di Ingroia) e che si salva alla Camera solamente per il premio di maggioranza previsto da una legge elettorale che, comunque vada, andrà abolita e sostituita con una nuova legge che dia nuovamente rappresentanza anche alle forze minori.
Berlusconi tiene? Indubbiamente recupera moltissimo rispetto alle percentuali a cui era condannato a fine 2012, ma non vince. Vince un centrosinistra che non riesce però ad avere le mani libere per governare.
Grillo trionfa, vince, ma non riesce ad essere così forte da avere la primazia e quindi l’incarico obbligatorio da parte del Quirinale per formare un governo del Paese.
E poi perdiamo noi, la sinistra, Rivoluzione Civile. Perdiamo e non riusciamo ad entrare in Parlamento. Otteniamo percentuali minori a quelle de la Sinistra l’Arcobaleno, nonostante il progetto politico sia nato e tutt’ora sia profondamente diverso da quel rassemblement che univa i disparati pezzi di una sinistra crollata sotto il tentativo veltroniano del bipartitismo italiano.
Comincia a risultare evidente che la parte di Italia dei Valori che avrebbe dovuto sostenere Rivoluzione Civile, l’elettorato di suo riferimento, praticamente si è interamente schierato con il movimento grillino che, infatti, aggiunge questi consensi al suo trasversale forte secondo posto in entrambi i rami del Parlamento.
Noi dobbiamo nei prossimi giorni non solo fare una analisi politica di questa fase, ma tradurre tutto questo anche su un piano di analisi sociologica perché il grillismo è prima di tutto un fenomeno sociale oltre che politico. Il suo lato sociale è ampiamente fondante della politica che il movimento del comico genovese intenderà portare avanti.
E probabile che l’indefinizione e il non schierarsi dei grillini debba prima o poi cedere alle pressioni della politica politicienne, delle anche crudeli imposizioni del Palazzo. Non sono sempre regole corruttrici, sono le persone a piegarsi alla corruzione.
Fatto salvo tutto questo, ammesso che i dati siano confermati (e non è detto la percentuale dei grillini non aumenti ancora e non li porti ad essere primi come soggetto politico), non possiamo non nasconderci un altro dato: l’ingovernabilità del Senato mette in grande evidenza che il tanto celebrato “voto utile” non è servito a coprire le insufficienze della coalizione guidata da Bersani. Anzi, il Senato è la cartina di tornasole delle lacune che ogni forza politica non voleva mostrare ma che è stata costretta a confessare davanti alla forza dei numeri.
Siamo davanti ad un voto veramente storico, un voto che si mostra a noi per la prima volta nella storia non solo della Repubblica Italiana ma dell’intera Europa moderna. In tutto il Vecchio Continente Grillo viene chiamato “populista”. E l’aggettivo è opportuno e definisce bene Grillo. Ma definisce bene i grillini? Siamo certi di poter etichettare in questo modo la grandissima massa di trasversalità che ha sostenuto il simbolo con le cinque stelle?
Cadremmo in un errore grossolano, clamoroso se dicessimo che i grillini sono tutti “populisti” o, peggio, sono fascisti. Il movimento 5 Stelle è cresciuto nel tempo sull’onda del protagonismo di un comico che ha utilizzato la sua verve polemica e fatta di spettacolarità nelle parole, urlate o meno che siano.
Il pericolo rappresentato dalla “filosofia politica” grillina, o meglio di Grillo stesso, è l’autoisolamento in cui si pone e che pretende di mantenere come carattere essenziale del suo movimento e che diventa la forza più dirompente dell’inserimento potente nell’agone politico italiano. Questa anomalia va scomposta, va messa in contraddizione con la necessità di formare un blocco sociale cosciente della necessità di recuperare un interesse per un nuovo stato-sociale, per una ricalibratura dei diritti dei lavoratori che rischiano di patire ancora di più sotto una nuova intesa tecnica per recuperare l’ingovernabilità della Camera Alta, andando al voto entro pochi mesi.
Rivoluzione Civile, infine. Ultima Riflessione, ma non ultima per questo: il cammino di questo progetto politico non va archiviato. Va anzi rilanciato e va creato un nuovo soggetto politico capace di mettere in connessione le forze che ne fanno già parte, per dare una svolta davvero innovativa perché ce lo chiede una parte resistente di quello che un tempo era il “popolo della sinistra” e che oggi trova in Grillo la risposta più veloce e adeguata alla rabbia, giusta, sacrosanta, che prova verso un sistema che ha umiliato le regole costituzionali e ha deformato i diritti che dovrebbero essere di ogni cittadino e cittadina.
Rivoluzione Civile è stata sconfitta elettoralmente, ma la positività dell’intuizione di un rivoluzionamento davvero civile del Paese deve rimanere in piedi e continuare a camminare, creando una nuova coscienza propriamente civica, consapevole del cammino delle leggi, del funzionamento dello Stato, dell’importanza dell’arte della politica così come ci è stata tramandata con la fondazione della Repubblica che nasce proprio da una lotta resistenziale, che – lo posso e lo voglio dire senza fare impropri accostamenti – è stata una vera rivoluzione civile
Un’ultima riflessione. Per il momento. Sempre a caldo. L’utilizzo della rete, di Internet, ha fatto di più di un mille volantinaggi nostri. Anche per questo dovremo ripensare il rapporto che abbiamo con la comunicazione, per renderla più interattiva. Ci manca anche un giornale… E non è certamente colpa nostra. Avremo molte colpe e responsabilità, ma questa proprio non ce la possiamo ascrivere.

MARCO SFERINI

25 marzo 2013

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