A Cuba il popolo scrive la sua Costituzione

A Cuba, il popolo scrive la sua costituzione. E sceglie, in base alle indicazioni della Assemblea Nazionale (il Parlamento Cubano) due date simboliche entro cui completare questa “redazione popolare...

A Cuba, il popolo scrive la sua costituzione. E sceglie, in base alle indicazioni della Assemblea Nazionale (il Parlamento Cubano) due date simboliche entro cui completare questa “redazione popolare partecipata”. Il processo di «consultazione popolare», più precisamente di redazione partecipata della nuova costituzione, è stato infatti inaugurato lo scorso 13 agosto. Non si tratta di una data a caso; il 13 agosto di quest’anno Fidel Castro, leader storico della Revolución, avrebbe compiuto 92 anni. Nell’anniversario della nascita del lider maximo, tra le figure più rilevanti nella storia del socialismo e, più complessivamente, del XX secolo, si inaugura, dunque, un processo importante, che porterà Cuba a dotarsi di una nuova carta costituzionale adeguata alle sfide del presente. Così, in questo anniversario, la memoria collettiva dei popoli del mondo torna ad esercitarsi, intorno alle conquiste storiche e politiche del socialismo a Cuba e intorno all’eredità politica e intellettuale che un leader come Fidel ha consegnato, non solo ai popoli dell’America Latina.

Il Granma, il quotidiano del partito comunista a Cuba, ha ricordato l’anniversario che cade, peraltro, in un momento decisivo per la vicenda cubana, non solo in relazione all’aggiornamento costituzionale in corso, ma anche all’inasprimento dei rapporti con gli Stati Uniti, nel contesto di un asfissiante bloqueo, ormai cinquantennale, imposto dalla potenza nord-americana. Da anni l’eredità rivoluzionaria e socialista di Fidel Castro si lega alla memoria patriottica ed indipendentista di Jose Martí e non poche sono le occasioni in cui, a Cuba e non solo, intorno a queste figure centrali della storia cubana, si articolano confronti e riflessioni. Cuba avanza nel dibattito intellettuale e, avanzando, declina anche in chiave umanistica il messaggio del socialismo. E «socialismo», nei tempi cupi del presente, torna sempre più parola e contenuto d’attualità.

Tra Castro e Martí, dunque: il processo costituente, iniziato nel giorno della nascita di Fidel, si concluderà, a Cuba, il 24 febbraio, altra data cruciale, che marcò l’inizio della guerra d’indipendenza contro la Spagna, nel 1895, e segna una tappa importante nella vicenda martiana. Non solo politicamente, anche simbolicamente, l’unità del popolo cubano è rappresentata da queste simbologie memoriali, nel momento in cui si dà concretezza ad uno dei passaggi salienti della più recente storia cubana, se solo si pensa che l’attuale processo di «revisione costituzionale» interviene ad aggiornare un testo che è ancora quello del 1976.

Prima di entrare nel carattere stesso di questa esperienza di democrazia diretta e di partecipazione popolare, è il caso di lanciare un rapido sguardo ai numeri, per rendersi conto della portata di questa iniziativa: su una popolazione totale di oltre undici milioni di persone, sono oltre otto milioni i cubani e le cubane, al di sopra dei sedici anni di età, che sono chiamati ad esprimersi, intervenire e modificare il testo della costituzione, nella formulazione sottoposta a consultazione popolare da parte della Assemblea Nazionale. Al tempo stesso, sono oltre un milione i cubani e le cubane all’estero, che, attraverso una piattaforma on-line, attivata dal Ministero degli Esteri di Cuba, avranno modo di esprimersi e di intervenire, al pari degli altri, nel processo di consultazione sulla proposta costituzionale.

Cioè, per la prima volta dalla Revolución, i cubani e le cubane all’estero parteciperanno direttamente a un processo politico di primaria importanza sull’Isola. Per sostenere questo gigantesco processo politico e partecipativo, un milione di copie della proposta costituzionale è stato già distribuito alla popolazione. Saranno più di centotrentamila le assemblee popolari, nelle scuole e nelle università, nei luoghi delle attività e del lavoro, negli spazi sociali e politici, nelle organizzazioni civiche e culturali, in cui si discuterà, si studierà, si approfondirà, si integrerà, si modificherà il testo della nuova carta costituzionale.

Alla fine, il testo così modificato sarà sottoposto a referendum vincolante. Cuba, dunque, si aggiorna: e lo fa con il tratto socialista e protagonista proprio della sua dinamica, innescando il ruolo centrale del partito comunista e attivando la più ampia partecipazione popolare. Lo conferma lo stesso progetto costituzionale, quando, all’art. 5, dichiara il partito comunista cubano, «martiano, fidelista e marxista-leninista, avanguardia organizzata della nazione cubana, … forza dirigente suprema della società e dello Stato».

Dunque, come si aggiorna Cuba? Vi è una base marxista nell’approccio proposto: istituire una cornice giuridica generale (una configurazione sovrastrutturale complessiva) al quadro economico e sociale rinnovato dal contesto di interventi e di riforme (il quadro strutturale vigente) che il socialismo a Cuba ha sperimentato nel corso degli ultimi, in buona sostanza, venti anni; mentre, come si ricordava sopra, la Costituzione attualmente in vigore risale, datata al 1976, a ormai più di quarant’anni fa. Vi è quindi, in generale, un quadro complessivo di diritti: ha fatto notizia la parificazione del matrimonio omosessuale con il matrimonio eterosessuale, quindi la piena legalizzazione del matrimonio omosessuale, ma questo è solo il più appariscente di un quadro che intende consolidare una prospettiva di «tutti i diritti umani per tutti», cioè di unitarietà e indivisibilità dei diritti umani, sia i diritti civili e politici, sia i diritti materiali e culturali.

Anche qui vi è una lunga eco castrista: i diritti, o avanzano insieme, o non avanzano affatto. Costituiscono un corpo unitario, universale e non divisibile: i diritti civili possono progredire solo insieme con i diritti sociali. Del resto, la conferma del principio è nitida in questo nuovo progetto costituzionale: la proposta di art. 1, ad esempio, definisce Cuba uno «Stato socialista di diritto, democratico, indipendente e sovrano, organizzato con tutti e per il bene di tutti»; il successivo art. 3 conferma che «il socialismo e il sistema politico e sociale rivoluzionario, stabiliti nella presente costituzione, sono irrevocabili»; mentre l’art. 27, richiamando la pianificazione socialista, ricorda che «lo Stato dirige, regola e controlla l’attività economica nazionale». La stessa disposizione conclusiva (art. 224) riafferma che «non è possibile sottoporre a revisione i principi riguardanti l’irrevocabilità del socialismo e il sistema politico e sociale come stabiliti dall’art. 3».

Vi è poi la ridefinizione dell’assetto politico e istituzionale: delineando il profilo di uno Stato socialista a modello parlamentare basato sul potere popolare, il progetto costituzionale distingue la figura del Presidente della Repubblica da quella del Presidente del Consiglio dei Ministri (Primo Ministro); il Presidente della Repubblica è eletto dalla Assemblea Nazionale cioè dal Parlamento Cubano (art. 121) su mandato di cinque anni, rinnovabile una volta sola; il Presidente del Consiglio è altresì designato dalla Assemblea Nazionale su proposta del Presidente della Repubblica (art. 136); l’Assemblea Nazionale, a sua volta, resta «l’unico organo dotato di potere costituente e legislativo» a Cuba (art. 98), consolidando inoltre il ruolo non solo dell’Assemblea, ma anche di tutti gli strumenti assembleari organizzati, nei quali si forma e si esprime la volontà popolare, rafforzando i meccanismi di democrazia diretta – democrazia attiva, partecipativa e protagonistica – e quindi dei comitati rivoluzionari, consigli di fabbrica, consigli di quartiere.

Vi è infine la ridefinizione dell’assetto economico e sociale: Cuba conferma il carattere socialista del proprio esperimento; propone di sviluppare, approfondire ed attualizzare il sistema socialista; articola, in definitiva, un aggiornamento del socialismo di fronte alle grandi sfide del mondo multipolare e della contraddizione inter-imperialistica per il XXI secolo. Ribadisce (art. 20) «la proprietà socialista di tutto il popolo sui mezzi fondamentali di produzione come forma principale di proprietà». Conferma il carattere pubblico e statale di tutti i comparti strategici o fondamentali dell’economia (suolo e sottosuolo, risorse energetiche e naturali, vie e infrastrutture di comunicazione); riconosce il ruolo del mercato e limita la proprietà privata ai settori minuti, vietando espressamente (art. 22) «la concentrazione della proprietà in persone fisiche o giuridiche non statali, onde garantire i principi socialisti di eguaglianza e di giustizia sociale». Dichiara infine (art. 26) «l’impresa statale socialista il soggetto principale dell’economia nazionale». Cambiare lo Stato e aggiornare l’economia, con la più ampia adesione e partecipazione popolare, e mantenendo i principi marxisti e l’orientamento socialista. Ancora una volta, dunque, da Cuba, un messaggio importante ed innovativo.

GIANMARCO PISA
Responsabile esteri della Federazione di Napoli di Rifondazione Comunista

da www.rifondazione.it

foto tratta da Pixabay

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